La rabbia e l’orgoglio. Un dolore profondo, quasi fisico, come lo ha definito Baroni, e la voglia di rialzarsi, perché è scritto nella storia della società biancoceleste e lo raccontava Felice Pulici, uno dei suoi custodi principali. «La Lazio non è una squadra di calcio, la Lazio ti entra dentro, ti cattura, è lei che ti sceglie. E come i giovani figli di Sparta attrae a sé solo chi è disposto a soffrire, perché quando c’è la Lazio di mezzo non c’è mai nulla di facile». Bella e struggente, irriducibile e commovente, stremata e senza energie ai supplementari, capace di rimontare e segnarne tre al Bodø, rendendo possibile una rimonta mai realizzata nella storia europea del club, infine di vanificarla prendendo un gol evitabile e di arrendendosi ai rigori. Destino crudele. Addio semifinale di Europa League quando la strada sembrava spianata. La Lazio voleva arrivare sino a Bilbao il 21 maggio. Ieri mattina era distrutta, vuota, sfibrata e acciaccata. «Ci penso io a trasmettere energia ai giocatori, ma stategli vicini, non gettate la croce addosso a Tchaouna e Noslin, io ringrazio anche chi ha calciato e sbagliato i rigori. Sono orgoglioso di questa squadra, ma ora dobbiamo rialzarci e pensare alle prossime partite di campionato» la sintesi del tecnico a notte fonda nella pancia dell’Olimpico.
La molla di Baroni
Stessi concetti ribaditi al gruppo dopo una notte insonne e il ritrovo in mattinata a Formello. Il tecnico non ha dubbi. La Lazio si rialzerà di nuovo e finirà bene il campionato. Cadere e risollevarsi è la specialità di questo gruppo: 46 partite ufficiali dall’inizio della stagione, 25 vittorie, 10 pareggi, 11 sconfitte. Un calcio spumeggiante e un gruppo ringiovanito, ricostruito da zero o quasi in estate. Il cammino in Europa League è stato esaltante al netto del crollo in Norvegia, alla resa dei conti decisivo per l’esito dei quarti di finale. A lungo i biancocelesti hanno occupato il quarto posto in Serie A e anche adesso, mentre a Roma infuriano polemiche e cresce la delusione, c’è un divario di soli tre punti dalla Juve, attesa all’Olimpico l’11 maggio. Tutto è possibile, niente è scontato. La Lazio si gioca il futuro nelle ultime sei partite di campionato. L’esperienza in Europa League può essere di insegnamento, a patto di tornarci nella prossima stagione. Si può guardare più su, anche alla Champions, ma non è facile. Bisogna mettere al sicuro almeno il quinto posto in attesa della finale di Coppa Italia e dell’avventura della Fiorentina in Conference.