
Pronto per Sarri, almeno a parole. «Non vedo l’ora di rivederlo». Un messaggio sincero o di convenienza? Ai posteri e al post-mercato la sentenza. Isaksen entusiasta di riabbracciare il Comandante, così dice dal ritiro della Nazionale. La Lazio, proiettata al futuro, ha compiuto il proprio ritorno al passato pur di ripartire. Per buona pace di chi negli ultimi dodici mesi ha trovato agevolazioni dal cambio di rotta in panchina. Isaksen ha vissuto una prima stagione in Italia complicata, ci sono state motivazioni tattiche e di ambientamento. A richieste e temperature diverse. «Il caldo italiano l’ha “bollito”», aveva spiegato Sarri dopo pochi mesi in rosa del danese, alle prese con le difficoltà iniziali. I discorsi relativi all’allenatore, nei mesi di avvicinamento al terzo campionato di Serie A, possono avere un peso relativo vista la crescita dell’anno scorso, non concretizzata appieno soprattutto dal punto di vista realizzativo: 6 gol totali in 49 presenze, contando tutte le competizioni. Ancora troppo poco.
Isaksen e il rilancio con Sarri: ci prova
Isaksen non è ancora in vacanza, è stato convocato dalla Danimarca per le due amichevoli che precederanno il rompete le righe. Oggi - alle ore 19 - affronterà l’Irlanda del Nord, poi martedì 10 giugno affronterà la Lituania. A quel punto l’esterno biancoceleste potrà rilassarsi e tirare il fiato in vista della ripartenza, fissata a Formello per il 10 luglio (giorno delle visite mediche d’idoneità e della conferenza di Sarri). Intanto ieri, intervistato dai media locali, Isaksen ha espresso la voglia di tornare a lavorare con il suo vecchio-nuovo allenatore di club, con cui in realtà non si era lasciato troppo bene (sempre ricordando alcune dichiarazioni rilasciate in patria). «Sì, sono contento del suo ritorno e non vedo l’ora di rivederlo», ha detto in sala stampa. «È stato bello averlo con me quando sono arrivato alla Lazio. Ora è di nuovo qui, sono curioso di vedere se avrà nuove idee». Concetti un po’ in contraddizione con quelli che erano stati i suoi commenti dopo le dimissioni dell’allenatore arrivate a marzo 2024. «Il mio rapporto con lui era buono, anche se non è stato facile all’inizio. Non era proprio il tipo che parlava tanto con i giocatori. Lo abbiamo fatto di più attraverso il nostro capitano. Sarri parlava solo di calcio, basta. Voleva che parlassi in italiano e poco in inglese, per fortuna un suo collaboratore parlava con me nella lingua che capivo meglio. C’era molta tattica, dovevo solo abituarmi».
Il cambiamento di Isaksen
Normali difficoltà incontrate visto il passaggio dal campionato danese alla Serie A. Soltanto che dopo l’arrivo di Tudor aveva aggiunto: «Penso mi si addica di più il suo calcio, con lui riusciremo a dare maggiore intensità al nostro gioco». Le frecciatine non erano finite con il “benvenuto” al tecnico croato, anche lui dimissionario a fine stagione. Isaksen, una volta ufficializzato l’incarico di Baroni, aveva sottolineato la differenza con i suoi predecessori: «Finalmente lavoro con un mister che mi parla, che mi dice quello che devo fare, ciò che ho sbagliato e quello che ho fatto bene al termine di ogni partita. Era quello che cercavo sin dall’inizio. Lo scorso anno non comunicavo con i tecnici che avevo, non dicevano nulla...». Il destino - forse crudele, nel suo caso - gli ha riservato un nuovo switch e la necessità di rispecializzarsi al 4-3-3 di Sarri, con tutte le richieste tattiche che ne conseguono. Stesso ruolo, ma ora ha una posizione diversa all’interno della rosa. Sono cambiate le gerarchie e il grado di maturità raggiunto. Restano come incognita le dinamiche del mercato estivo e le possibili offerte che verranno recapitate. Con Sarri al primo anno era chiuso da Felipe Anderson, un cannibale fino all’addio a livello di presenze. Presto, parole a parte, per Isaksen dovrà arrivare il momento dei fatti.