Falcone vola: “Salvo il Lecce e poi sogno la Nazionale“

Il portiere dei salentini: "Voglio superare i clean-sheet dell’ultimo campionato. La squadra è cresciuta molto"
Dennis Magrì 
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Ricordate “Viaggi di Nozze” di Carlo Verdone? Aveva tre mesi Wladimiro Falcone ed era già sotto la luce dei riflettori. Da comparsa, chiaramente. Ha recitato anche in “Distretto di Polizia” e “Ris”, ma un ruolo da protagonista se lo è ritagliato sul palcoscenico della Serie A, con la maglia del Lecce addosso. Dalla straordinaria salvezza conquistata lo scorso anno, grazie anche al rigore parato a Gytkjaer sul campo del Monza, ai decisivi interventi di questo avvio di stagione: un impatto da numero uno. 

Wladimiro, si è ripresentato ai suoi tifosi con una paratona su Immobile all’esordio con la Lazio. 

«È stata una parata importante, stavamo perdendo 1-0. Quel gol avrebbe ammazzato la partita e per noi sarebbe stata difficile riprenderla». 

Tutto istinto? Come ce la descrive? 

«Eh, bella domanda (ride, ndr). Bisogna ringraziare mamma che mi ha fatto con il piede grande. Scherzi a parte, è nelle mie caratteristiche parare con i piedi. In quel momento mi sono girato, ho fatto il passetto per coprire più porta possibile e lui mi ha preso in controtempo: d’istinto, in una frazione di secondo, ho allungato la gamba e sono stato fortunato che la palla non sia entrata. E poi…». 

Prego. 

«Sono stati bravi i miei compagni a ribaltare il risultato, tutto qui». 

Sembra un leitmotiv dello scorso maggio: lei che para il rigore a Monza, Colombo che, poco dopo, lo realizza nella porta avversaria. E poi il tripudio salvezza. 

«Non lo so, non parlerei di analogie. Anche perché in quel caso era un rigore, si trattava della partita della salvezza: è stato fantastico. La gara contro Lazio, invece, era la prima di campionato: bello lo stesso, però il penalty parato a Monza rimane il mio apice con il Lecce». 

Quel rigore ha sancito anche il patto d’amore tra Lecce e Falcone? Un legame così, anche quando lei in estate era a Genova, non è semplicissimo da instaurare. 

«Sin dall’inizio dello scorso anno ho percepito la passione dei tifosi, anche nei miei confronti. E devo dire che sono stato bravo durante l’anno a rassicurarli a suon di prestazioni, ma è stato sempre un crescendo. Poi a Monza ci siamo definitivamente innamorati a vicenda. Quest’estate mi hanno sempre scritto sui social, anche quando ero a Genova: sono contento di essere tornato anche per loro». 

Ci racconti la sua particolare estate: il ritorno alla Sampdoria, ma contatti continui con Corvino e Trinchera. C’è stato un momento in cui ha pensato potesse non concretizzarsi un ritorno al Via del Mare? 

«All’inizio, devo essere sincero, non pensavo proprio di tornare dopo il controriscatto della Samp. Con Trinchera ci siamo sentiti più volte, mi aveva detto che c’era la possibilità di un ritorno e io sono sempre stato entusiasta di questo, ero contento di poter tornare. La speranza non l’ho mai persa, ma c’erano giorni in cui era più alta e giorni più bassa. Alla fine… il lieto fine». 

Una partenza col botto, sette punti nelle prime tre giornate e Lecce in zona-Europa. Se lo aspettava? 

«Di aspettarmelo forse no, ma arrivando qui ho trovato un gruppo di lavoro ancora migliore di quello dello scorso anno. Anche la partita in Coppa Italia è stata un segnale: non abbiamo mai sofferto. Diciamo che nell’aria sentivamo di poter cominciare bene e così è stato. Abbiamo affrontato tre squadre importanti». 

Cosa c’è di diverso tra il Lecce di Baroni e quello di D’Aversa? 

«Di sicuro qualche compagno, anche se il gruppo è rimasto in gran parte lo stesso. Il mister lo conosco dai tempi della Sampdoria, è stato bravo a continuare l’ottimo lavoro fatto da Baroni. Non ha stravolto le cose, ha dato giusto due-tre input: uno di questi è giocare maggiormente il pallone dietro. E devo dire che ci piace molto». 

Un entusiasmo fragoroso in città: vi sta dando la spinta in più? 

«Lo percepiamo sempre, sappiamo che i tifosi sono sempre con noi e siamo orgogliosi di aver cominciato regalandogli la vittoria all’esordio in casa, che è storica, e poi di aver dato continuità di prestazioni nelle altre due gare». 

Per concludere, Falcone alla Nazionale ci pensa nonostante il cambio di ct? Qual è l’obiettivo personale? 

«La speranza c’è sempre, sarei falso a dire il contrario. Ma tra gli obiettivi stagionali c’è quello di raggiungere la salvezza in maniera più tranquilla dello scorso anno, fermo restando che sarei contento anche di conquistarla all’ultimo secondo dell’ultima giornata. Da un punto di vista personale, voglio migliorare il numero di clean-sheet dell’ultimo campionato. E, se lo merito, la Nazionale resta il sogno più grande, anche se sono consapevole che davanti ho portieri importantissimi». 

   


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