RIYAD (Arabia Saudita) - Il New York Times non ci è andato leggero: "In passato per Pulisic i cambi di allenatore erano un po' come campane a morte perché doveva sempre dimostrare il suo valore". Contro la Juventus le campane hanno suonato a festa: rigore procurato, calciato (senza dubbio, se mai Theo Hernandez avesse voluto pensarci lui) e trasformato. Una leadership silenziosa, perché l'americano non è mai stato uno da grandi discorsi, ma costante. Conceiçao si aspetta questo perché ha già capito come è fatto il ragazzo. Uno che quando è in serata mette insieme un gol, due tiri nello specchio, l'85% di passaggi centrati e 52 tocchi.
Maignan capitano
L'altro leader emerso forte e chiaro nella notte di Riyad è Mike Maignan: carattere più esuberante, particolare, poco incline alla diplomazia, è stato il primo capitano della nuova gestione e la sensazione è che di partite con la fascia al braccio ne giocherà parecchie. Il portiere del Milan è un trascinatore, gli piace essere da esempio per i compagni e questo Conceiçao lo ha capito subito. Sarà lui il frontman del nuovo Milan: il primo, non l'unico. A sorpresa poi, nella notte araba che ha regalato ai rossoneri la finale di Supercoppa e il derby, è apparso anche Bennacer. Le immagini della squadra riunita in cerchio e lui che arringa i compagni hanno fatto il giro del mondo e hanno lasciato stupiti in parecchi. In realtà il centrocampista è sempre stato un giocatore carismatico per buona parte dello spogliatoio, due sere fa ha deciso di prendersi tutta la scena. Arrivato a Milano nel 2019 non è stato tra i migliori contro la Juventus, anche perché è rientrato da poco da un lungo infortunio, ma l'adrenalina che ha messo nel discorso fatto a compagni, allenatore e staff tecnico fa ben sperare il Milan.
Il discorso
"Ragazzi, recuperiamo bene, abbiamo una finale ora. Contro la Juve abbiamo meritato, nel secondo tempo abbiamo cambiato la partita. Guardatevi, guardatevi. Tre giorni. Ragazzi, recuperiamo, facciamo le cose per bene. Una finale non conta come si gioca: una finale si vince, è un trofeo". Boato del gruppo e via, a farsi la doccia e a riposare. Come se non bastasse, ci sono anche le immagini dei colpi presi da Bennacer al volto, su un piede e su una mano durante la sfida contro la Juventus: un gladiatore per i milanisti. Le gambe ancora non girano, la condizione dopo la lesione al polpaccio che l'ha portato a operarsi in Finlandia lo scorso settembre è precaria, ma se il nuovo allenatore, all'esordio, ti butta subito dentro in una semifinale evidentemente la testa arriva dove il fisico non ce la fa. È quello che chiede poi Conceiçao a tutto il Milan: il tecnico portoghese è uno concreto, non è un teorico del bel gioco e della filosofia fine a se stessa. Vuole una squadra che dia tutto in campo e abbia giocatori capaci di prendersi ogni responsabilità. Una spina dorsale vera, in tutti i sensi. Composta da un portiere, un centrocampista e un attaccante. E quindi ecco Maignan, Bennacer e Pulisic. In attesa di Leao e di tutti gli altri.