Caprari esclusivo: "Il Monza italiano vi stupirà"

L’attaccante arrivato dal Verona è pronto: vuole lasciare il segno in maglia biancorossa
Caprari esclusivo: "Il Monza italiano vi stupirà"© Getty Images
Andrea Ramazzotti
6 min

Se apre l’album dei ricordi, come quasi tutti, ha un paio di rammarichi professionali. Gianluca Caprari, però, non vive nel passato. Anzi, ama le sfide future. Per questo ha scelto l’ambizioso Monza di Berlusconi e Galliani: dopo la miglior stagione della sua carriera, ha lasciato la comfort zone che si era costruito all’Hellas e si è rimesso in gioco con la maglia biancorossa. Una decisione non banale della quale, otto giorni dopo la firma, è ancora più convinto.

Caprari, iniziamo dal perché ha scelto il neopromosso Monza?

«Stroppa mi aveva scritto lo scorso anno, quando sono andato al Verona. Qualche settimana fa mi ha ricontattato ed è stato tutto veloce. Anche perché è intervenuto il direttore Galliani che mi ha spiegato il progetto del presidente Berlusconi. Decidere è stato semplice».

I numeri dicono che all’Hellas è esploso: 12 reti e 7 assist.

«A Verona ho trovato un gruppo fantastico e un modo di giocare che valorizzava le mie caratteristiche. Sono riuscito a fare quello che avrei dovuto anche negli anni precedenti».

Adesso però ha cambiato di nuovo maglia...

«In teoria dopo una stagione come la scorsa non sarebbe stato giusto muoversi, ma se ti cerca una società come il Monza, con un presidente, un direttore e un allenatore così, dire di no è impossibile».

Qual è stato il primo impatto con Galliani?

«Mi ha parlato dei Palloni d’Oro che ha avuto al Milan, da Shevchenko a Kakà. Ammetto che ho avuto un po’ di soggezione».

Finora siete la società che ha comprato più italiani. Un bel segnale anche per il nostro calcio che vuole rinascere.

«Avere tanti italiani è importante perché si crea un gruppo sano e non frazionato in “mini gruppetti” come negli spogliatoi dove ci sono diversi stranieri. Anche a Verona c’erano parecchi italiani e non a caso abbiamo fatto bene».

Galliani a Monzello ha fatto appendere alcuni cartelli con su scritto: «Abbiamo impiegato 110 anni ad andare in Serie A. Non possiamo impiegare 12 mesi per tornare in Serie B». In realtà il vostro ad punta più in alto... Lei a cosa aspira?

«Dobbiamo pensare giornata dopo giornata e arrivare più in alto possibile. Avendo un direttore così importante, uno che non si accontenta mai, è inevitabile adeguarci. Il campionato di A è difficile, ma ci sono le premesse per far bene».

Il Monza può emulare l’Atalanta, tre volte di fila terza in A e qualificata per la Champions?

«Sarebbe splendido perché l’Atalanta è un esempio per tanti club. I presupposti per fare cose importanti qui ci sono, ma bisogna andare avanti passo dopo passo».

Aveva lavorato con Stroppa esattamente 10 anni fa, nel 2012-13, al Pescara. L’ha ritrovato cambiato?

«Sono sincero: non me lo ricordavo così... martello. Allora la nostra esperienza durò 13 giornate perché fu esonerato complice una rosa completamente diversa dall’attuale. Lo dico con il massimo rispetto di quel Pescara... Adesso ha idee ancora più chiare: vuol far giocare alla squadra un calcio bello e aggressivo. Sono convinto che ci darà una grossa mano a rendere al meglio».

Tra i suoi nuovi compagni chi l’ha impressionata di più?

«Sensi e Pessina sono giocatori importanti».

E nel giro della Nazionale come lei e Cragno. Quattro azzurri o “azzurrabili” per una neopromossa non è una cosa... normale: si sta formando un blocco Monza a Coverciano?

«Magari... Oltre che una soddisfazione, sarebbe un bel vantaggio per il Monza. Noi dobbiamo riuscire ad alzare il livello nel club per fare sempre meglio».

Se le diciamo 14 giugno 2022, cosa le viene in mente?

«Data indimenticabile, quella del mio esordio in Nazionale contro la Germania. Venivo da 20 giorni di sofferenza a causa di un problemino fisico, ma non ho voluto lasciare il ritiro. Indossare quella maglia in una gara ufficiale (Nations League, ndr) per la prima volta è stata una bella esperienza».

Che obiettivo personale ha per il 2022-23?

«Migliorarmi e confermarmi in doppia cifra come gol per dimostrare di valere un’altra chiamata del ct Mancini».

Monza-Torino è ancora troppo lontana oppure...?

«Prima abbiamo la Coppa Italia contro il Frosinone, ma è chiaro che l’esordio del 13 agosto sarà una giornata storica. Quei cartelli che ha fatto appendere il direttore Galliani ci motivano».

Chi vincerà lo scudetto?

«Lo scorso anno avevo detto Inter e, se non venderà Skriniar, punto ancora sull’Inter. Occhio però alla Juventus».

Da romano e romanista vede la Roma di Dybala da tricolore?

«No. Dybala è stato un acquisto importante, uno dei più forti giocatori della A. Ed è allenato da uno dei migliori tecnici del mondo. Secondo me la Roma farà un campionato di alto livello, ma lo scudetto...».

Alla Roma è legato uno dei rammarichi della sua carriera.

«Avevo 18 anni (2011-12, ndr) e l’allenatore era Luis Enrique che mi utilizzò in Europa League dopo che l’anno prima Montella mi aveva fatto esordire in Champions. Luis Enrique era contestato e per noi giovani non c’era molto spazio. A gennaio mi cercò il Pescara e dissi di sì, anche se il mister, promettendomi che avrei avuto più spazio, mi chiese di non andare. Non lo ascoltai perché avevo voglia di mettermi alla prova. Chissà se avessi avuto più pazienza...».

Altri rammarichi?

«Alla Sampdoria non ho fatto benissimo e, quando ho iniziato a ingranare, mi sono fratturato il perone».

L’Inter non è un rammarico nonostante l’avesse comprata...

«No perché non ho mai vestito la maglia nerazzurra. Mi hanno ceduto alla Samp nell’affare Skriniar. Doveva andare così».

Cosa fa Caprari nel tempo libero?

«Mi dedico a mio figlio Mattia, di un anno e tre mesi, e alla mia compagna Morena. Da quando sono padre non ho più tempo per la PlayStation, figuratevi adesso che sto anche cercando casa a Monza».


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