Napoli, il graffio di Osimhen è il simbolo del Napoli

Dopo l’infortunio muscolare Victor sprizza energia e, anche a gara in corso, sa essere decisivo.  Difficile fermarlo e rinunciare a lui dal primo minuto: Spalletti riflette
Napoli, il graffio di Osimhen è il simbolo del Napoli© LAPRESSE
Fabio Mandarini
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Victor parla inglese come Tammy - nonostante gli accenti diversi - e in area di rigore è riuscito a coniugare più volte il verbo: to score. Segnare: 3 gol in campionato contro i 2 di Abraham. Con un particolare decisivo sullo sfondo: Osimhen ha giocato 4 partite e 241 minuti meno del collega. Osi, insomma, è il simbolo perfetto del confronto tra gli attacchi delle due squadre: il Napoli vanta il migliore della Serie A con 25 reti realizzate, mentre la Roma ha il peggiore tra le prime sette in classifica con 13. Tredici: come gli azzurri andati a segno finora. In fase difensiva, invece, il dato è identico: 9 reti incassati da entrambe le squadre, ma quella di Spalletti è imbattuta e quella di Mourinho ha invece perso due partite. Tutto chiaro? Sembra di sì, alla luce dell'analisi complessiva: a fare la differenza sono stati i gol segnati. E domenica all'Olimpico, teatro di una sfida fondamentale per le ambizioni scudetto, servirà un Osimhen più famelico e spietato del solito.

Momento giusto

E allora, come un leone. Come il leone che in quattro giorni, dopo un mese di pausa obbligata dall'infortunio muscolare rimediato con il Liverpool, in quattro giorni ha ruggito in faccia all'Ajax e al Bologna. Prima la Champions e poi il campionato: 2 gol da aggiungere ai 2 realizzati con il Verona e il Monza a inizio stagione e il totale è 4. Sono 3, dicevamo, le reti collezionate in A in 6 presenze, 5 da titolare e una, l'ultima, entrando dalla panchina. Come in coppa: l'abilità di Osi, insomma, è stata proprio quella di piombare in corsa sulla partita e di lasciare un graffio decisivo. Tanto da stuzzicare una riflessione: l'incrocio con la Roma sembra l'occasione giusta di rivederlo al centro del tridente dal primo minuto. La condizione cresce, le parentesi con gli olandesi e il Bologna sono state chiuse dai gol e Victor è sembrato letteralmente esplosivo. Incontenibile: già di serie è dotato di una voglia e di un spirito da irriducibile guerriero, figuriamoci dopo tanto divano e due panchine (iniziali) di fila.

Che sfide

Il ritorno in campo, insomma, ha ricordato molto la fase iniziale della sua terza passerella italiana: i gol e poi quel moto incessante, costante e a martello che aveva inchiodato la Lazio ancora all'Olimpico e addirittura spaccato in due e anche in tre le linee del Liverpool. Difficile fermarlo, difficile trattenerlo. Difficile lasciarlo fuori nel momento in cui devi disegnare una formazione e dare un indirizzo a una partita: considerando che l'impatto di Raspadori è stato davvero super e che anche il Cholito ha messo a ferro e fuoco gli avversari, Spalletti avrà il suo bel da fare nella stanza dei dubbi tecnici e tattici. Una lotta però più a due che a tre, visto quanto è accaduto finora: senza Osi è toccato quasi sistematicamente a Jack completare il tridente dall'inizio, eccezion fatta per la prima e unica da titolare di Simeone a Glasgow con i Rangers. Sfide in famiglia e poi un testa a testa in lingua inglese: Osimhen contro Abraham. Me and you. E al centro, un linguaggio universale: il gol.


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