Osimhen-Immobile la staffetta sul trono dei bomber

Il laziale era in testa fino a metà ottobre, il centravanti del Napoli potrebbe essere il primo africano a conquistare il titolo cannonieri
Osimhen-Immobile la staffetta sul trono dei bomber
Fabrizio Patania
5 min

ROMA - Se i bambini di Napoli, per festeggiare il Carnevale, hanno indossato la maschera di Osimhen, nei salotti del calcio hanno scomodato il norvegese Haaland come termine di paragone. Giusto. Oggi, in giro per l’Europa, non ci sono altri centravanti capaci di dare le stesse sensazioni di strapotere fisico e realizzativo: velocità insostenibile, stacco di testa, agilità, gol facile. «Ha tutte le qualità, è fortissimo, mi sarebbe piaciuto affrontarlo» ha raccontato Casale, costretto a saltare per squalifica l’anticipo del Maradona. Da gennaio Victor ha scandito la fuga di Spalletti: 10 gol nelle ultime 9 giornate, rimanendo a digiuno solo a San Siro contro l’Inter, nella notte in cui ripartiva il campionato. Da allora ha timbrato il cartellino con regolarità impressionante, per otto volte di fila senza considerare la trasferta di Francoforte in Champions e mai dal dischetto. Segnando anche stasera alla Lazio, come sottolinea Opta, diventerebbe il secondo attaccante nell’era dei tre punti a realizzare un gol, escludendo i rigori, per nove presenze di fila in Serie A dopo l’impresa di Trezeguet con la Juve nel 2005.

Staffetta

Sarri e Ciro, il suo probabile predecessore sul trono dei bomber, si augurano non riesca a centrare il record. Certo il degno rappresentante del Napoli ha guadagnato il largo in classifica marcatori: ora è primo con 19 gol, più 6 su Lautaro Martinez, e non sembra esserci concorrenza. Può diventare il primo africano nella storia della Serie A a vincere il titolo. Immobile, fiaccato dagli infortuni e rallentato nel suo rodaggio dalle troppe partite, è rimasto indietro, primo tra gli italiani, a quota 9. Appena 3 nel nuovo anno, uno a Lecce quando stava ripartendo il campionato e due a Salerno, dopo aver riassorbito l’ultimo stiramento. Il duello tra i due è mancato solo per ragioni fisiche. Pensate. Il 16 ottobre, decima giornata e domenica in cui la sua stagione maledetta è declinata verso la fisioterapia e le risonanze magnetiche di controllo ai suoi muscoli, Ciro era in testa appaiato al bolognese Arnautovic con 6 gol. Da allora il buio e solo questo dovrebbe dare la reale dimensione del lavoro enorme di Sarri: sta tenendo la Lazio in corsa Champions con il capitano a mezzo servizio da mesi e senza un vero ricambio. Chapeau, altro che discorsi sul gioco che va e viene.

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Record

Osimhen, a sua volta fermo per infortunio da metà settembre a inizio ottobre, aveva realizzato 3 gol nelle prime 9 giornate. Una volta rientrato, si è scatenato, cominciando a impallinare qualsiasi portiere di Serie A. Alla dodicesima giornata, dopo la tripletta al Sassuolo, l’aggancio ad Arnautovic a quota 7. Alla quindicesima, in coincidenza con la sosta per il Mondiale, era già primo con 9 centri. Poi se n’è andato, tra una prodezza e l’altra, in fuga. Una mitraglia inesorabile e puntuale da far immaginare l’assalto al record stabilito da Higuain nel 2016 con Sarri e uguagliato da Immobile nel 2020: per raggiungere la soglia dei 36 gol dovrebbe realizzarne altri 17 nelle ultime 14 partite. Mica semplice, ma neppure impossibile, soprattutto se dovesse mantenere l’attuale ritmo.

Scarpa d’oro

Lo guardi, nel suo incedere sinuoso, e sembra slegabile. Un fenicottero del gol. Una pertica capace di salire in cielo per saltare di testa o allungarsi come una fionda in contropiede. La sua unicità: fa reparto da solo con la profondità o schioda di peso le difese chiuse. Non c’è modo di contenerlo. Sarri coltiva una sola speranza: che Ciro, dopo i gol falliti con la Samp e un movimento appesantito dalla condizione precaria, ritrovi lo spunto letale nello stadio che più gli è caro dopo l’Olimpico. Al vecchio San Paolo, segnando al Napoli di Ancelotti, nel 2020 si prese la Scarpa d’Oro e il primato del Pipita. Torre Annunziata, casa sua, dista appena 25 chilometri. Anche stasera lo assisteranno dalla tribuna parenti e amici. Può consegnare lo scettro, per una volta a Osihmen, ma dalla prossima stagione tornerà all’assalto del quinto titolo in carriera, impresa riuscita soltanto al mitico Nordahl. Immobile attacca la porta e detta le traiettorie oscure di passaggio come non fanno altri centravanti, altrimenti non sarebbe l’ottavo marcatore all time della Serie A con 191 gol. Vive dentro la leggenda da un pezzo. Nessuno lo dimentichi.


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