Re Osimhen, nessuno come lui

Prendete un algoritmo, un database e un indice statistico. Avrete 4 intrusi e un cyber-team.  I 71 punti in A sono il frutto di una squadra di fenomeni. E di Victor
Antonio Giordano
4 min

Seduto in panchina, o magari nascosto tra le nuvole, un allenatore, si chiama algoritmo, memorizza tutto ciò che succede in questo stravagante universo in cui undici uomini corrono dietro a un pallone: e sistemando un po’ di cose, materiale che sfugge alle umane comprensioni, alla fine della radiografia generale, la formazione sembra bella è fatta. Per selezionare il calcio 3.0, dove l’occhio arriva e però la memoria rischia di franare, c’è un database che adagia qualsiasi frammento d’una partita, prova a manipolarlo a modo suo, dunque togliendogli l’emozione d’un colpo di tacco apparentemente inutile o teoricamente ininfluente, e lo riduce a statistica tout court: e persino in questo macro-universo, un po’ freddo e magari anche arido, nel quale il talento sfila via, il Napoli viene descritta come la razza padrona di un anno che si sviluppa in gigantesche sfumature d’azzurro. L’Index F60 Opta è quell’indice statistico che raccoglie i parametri individuali e pure di squadra d’un giocatore, ci aggiunge - come in un menù per ristoranti stellati - i dati riferiti ai ruoli e ci aggiunge l’incidenza nelle prestazioni nell’andamento del match; poi si siede, si serve, perché qui si fa tutto da soli, e cliccando sul telecomando del televisore a schermo piatto della propria anima, valuta i singoli in base a ciò che gli è stato raccontato dai sensori per il rendimento fornito e per ciò ch’è servito in quell’incontro.

Osimhen decisivo

Sappiamo, adesso, qualcosa in più, ad esempio che il campo non mente, che i 71 punti del Napoli sono la legittima proiezione della forza esplosiva di Victor Osimhen, per il distacco il più forte di tutti, the number one, il dominatore assoluto del calcio reale e di quello virtuale dinnanzi a Lobotka, perché la scienza ha una sua sensibilità e pure una profondità, si avventura nelle foreste del centrocampo e riconosce il genio dalla normalità. E se pure lasciassero giocare un campionato su Marte, il Napoli formerebbe la Nazionale per diritto tecnologico, consegnerebbe la fascia destra, e semmai pure quella di capitano, a Giovanni Di Lorenzo, non a caso l’uomo-bionico, e quella sinistra al «professor» Mario Rui, che sarà pure caduto un po’ in disgrazia da quando Olivera s’è messo a fare pure gli assist, ma conserva comunque un suo fascino e un’autorevolezza consolidata nel semestre. In questo cyber-team, tutto ciò che un allenatore affronterebbe con la puzza al naso mentre distrattamente se ne starebbe a sfogliare il proprio libro bianco completato «artigianalmente» con la biro d’osservanza, non si prescinde da nulla, men che meno dai centimetri e dalla solidità fisica di Kim-Min jae, una specie di colonnello delle truppe cammellate dell’informatica o di questa diavoleria moderna che rischia di sfuggire a chi sta avanti con l’età ma di immediata comprensione a chi sta prenotando il futuro.

La classifica e gli intrusi

La classifica dei supermen di queste ventisette giornate ha una sua natura, prescinde dai ruoli, non lusinga né moduli o sistemi, più che privilegiare chi marca a uomo (ce ne sono ancora, non è archeologia, e l’Atalanta rimane un esempio di bellezza), né chi fa della zona il proprio mantra (la maggioranza assoluta, una volta si diceva «bulgara), ma mescola fatalmente i ruoli allestendo la formazione seguendo i suggerimenti degli input piovuti da chissà dove: e comunque, al di là del Garigliano c’è vita con Ademola Lookman, la seconda punta che rompe la dittatura partenopea prima che ricompaia Zielinski; e, oltre quella Maginot che può essere individuata tra Fuorigrotta e Castel Volturno, vibrazioni sprigionano poi anche Dybala, Smalling e Barella, gli amabili «intrusi», come fossero dei «crash». Il calcio, nella sua sacralità, non può prescindere da un portiere, e i bip hanno indicato Provedel, dodicesimo nella graduatoria che però se ne starebbe alle spalle d’un 4-3-3 persino logico. Lui dietro e poi, in li nea, Di Lorenzo, Smalling, Kim e Mario Rui; Barella, Lobotka e Zielinski in mezzo al campo; Dybala a destra per chiudere con il sinistro, Osimhen e Kvara a completare il tridente. In panchina, l’algoritmo (creato a Certaldo).


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