Kvara, Napoli e lo scudetto della competenza

Quattordici gol e sedici assist per il georgiano, manifesto della svolta politica e culturale del club di De Laurentiis: una lezione per sceicchi e petrolieri
Stefano Chioffi
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Ha pregato e ha indicato il cielo, mentre l’arbitro fischiava la fine della partita a Udine. “Credi sempre nel Signore”, è la frase che Khvicha Kvaratskhelia ha scelto come biglietto di presentazione sul suo profilo Instagram. Il pensiero è andato lassù anche ieri sera, quando il Napoli è diventato campione d’Italia per la terza volta nella sua storia: bellissimo e inarrivabile, capace di sparire subito dai radar della concorrenza. Kvara e Osimhen rappresentano il manifesto di questa squadra che in estate aveva compiuto scelte coraggiose, rinunciando a Koulibaly e a Insigne, a Mertens e a Fabian Ruiz. Salary cap, riduzione del tetto ingaggi, debiti azzerati. Una svolta politica e culturale, nel segno della competenza. Perché dopo Osimhen, preso nel 2020, il Napoli è arrivato prima di tutti - degli sceicchi e dei petrolieri - anche su Kvara, che ora fa invidia al Manchester City e al Liverpool, al Psg e al Real Madrid, al Barcellona e alla Juve. Quattordici gol e sedici assist: il ragazzo di Tbilisi è la dimostrazione che il calcio può regalare emozioni e trofei anche senza produrre dissesti finanziari.

Parodosso di mercato

Kvara è costato undici milioni e mezzo: nella classifica dei trasferimenti del 2022-23, in base al costo, occupa il 226° posto. Un paradosso, un’assurdità, che aveva cominciato a prendere forma già a Ferragosto, quando l’ex talento del Rubin Kazan e della Dinamo Batumi si era presentato a Verona realizzando un gol e firmando un assist per Zielinski. Non era una bugia dell’estate, ma solo la prima pagina di un diario che Kvara ha saputo riempire di contenuti. I paragoni con George Best, Salah e Baggio. Un soprannome impegnativo e prestigioso: “Kvaradona”. Elogi e applausi che non gli hanno mai fatto tradire, però, il suo primo principio: domani si riparte da zero.

Campione dalla vita normale

Umiltà e applicazione: il codice dei suoi genitori, di papà Badri e mamma Maka. Ha imparato a conoscere Napoli e la sua storia. Ha preso un appartamento a Posillipo, dove si è trasferito con la fidanzata Nitsa, che studia medicina. Ha visitato la città con la sua Mini Countryman. Un campione dalla vita normale: la musica dei Coldplay, qualche giorno da turista a Pompei. E poi le partite della Nba davanti alla tv, seguendo con ammirazione il suo idolo Stephen Curry, il fenomeno dei Golden Warriors che gli ha ispirato quell’esultanza entrata nel cuore dei tifosi del Napoli. Mani giunte su una guancia e occhi semi-chiusi: “Buonanotte e sogni d’oro”. Un po’ come hanno detto subito, Khvicha e la squadra di Spalletti, a questo campionato, nello spazio di poche giornate. Troppa differenza di valori. Non c’è stata corsa.


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