ome per un film, un altro, il casting è già partito: ci vuole un fisico bestiale, adesso, per prendersi sulle spalle l’eredità che lascia Luciano Spalletti, «un fuoriclasse», ed evitare che poi quando s’accenderanno le luci, si finirà per scoprire che ci siano ombre dalle quali sfuggire. La selezione rigorosa Aurelio De Laurentiis l’ha avviata da solo, come in passato, perché i registi del suo Napoli da un bel po’ gli piace sceglierli da soli: l’ha fatto con Sarri, l’ha rifatto con Ancelotti, si è ripetuto con Spalletti e adesso che va tutelato uno scudetto atteso da 33 anni, si è rimesso al telefono, è andato a leggere nella propria agendina, ha ripensato a vecchi incontri e poi si è messo a riflettere, perché prima o poi bisognerà decidere.
De Laurentiis, i motivi che lo spingono verso Conte
Una squadra che deve difendere quel titolo che ha riscritto la Storia, ha bisogno di un uomo abituato a vincere ed a frequentare il salotto buono del calcio, cioè la Champions: Antonio Conte è stata spesso una tentazione di De Laurentiis, che non ha mai nascosto la propria simpatia per un tecnico con il quale ha un rapporto diretto. Conte gioca a tre, ma conta poco, anche perché nel curriculum vitae dell’allenatore c’è pure la difesa a quattro e ci sono i trofei con la Juventus e con l’Inter, il trionfo con il Chelsea, una cultura internazionale che rappresenta una garanzia. Però costosa. E questo è un discorso che appartiene alle dinamiche di trattative che rientrano nelle competenze di un manager oculato ma capace di osare. Antonio Conte è il profilo alto, altissimo, per fronteggiare le preoccupazioni di una città che si è innamorata perdutamente nel calcio di Spalletti, dal quale è rimasto affascinato, praticamente rapito, in due anni ricchi di soddisfazioni, di un terzo posto e di uno scudetto, ma sempre abbelliti da uno spettacolo quasi fuori dal tempo.
Il feeling mai interrotto con Gasperini
Gioca a tre anche Gasperini, che con De Laurentiis ha avuto modo di incontrarsi nel 2011 e di firmare un preaccordo poi cestinato dopo che Mazzarri scelse di restare al Napoli. Ma il feeling non si è mai interrotto, la stima non è mai evaporata e lo spettacolo dell’Atalanta ha rafforzato le convinzioni di Adl, che non ha smesso di guardare con ammirazione verso il Gasp. L'appuntamento di quel maggio di dodici anni fa largamente positivo, l'uno e l'altro rimasero entusiasti e spesso, incontrandolo, De Laurentiis ha scherzato con Gasperini: «Chi dice che non accadrà un giorno».
I giovani in rampa di lancio: le possibili scelte a sorpresa
Vincenzo Italiano rappresenta la nouvelle vague, il tridente, un calcio futurista e una sintonia con la natura del Napoli, legato al 4-3-3: c’è stato un momento in cui Adl ci ha pensato, l’ha fatto due anni fa, quando nel tour alla ricerca del sostituto di Gattuso interpellò l’attuale allenatore e fu vicinissimo anche a Sergio Conceição, virtualmente seduto sulla panchina del Maradona per un giorno, per una notte, chissà per quanto. E comunque, l’uno e l’altro restano opzioni, loro come Roberto De Zerbi, che a Napoli ha già vinto un campionato, da calciatore quello di serie B nell'ormai lontano 2006, al quale De Laurentiis ha sempre guardato con interesse, ammirato da quel football diventato internazionale prima con lo Shakhtar in Ucraina e ora con il Brighton in Inghilterra. Ma De Zerbi non ha nessuna intenzione di staccarsi dalla Premier League, gli piace tanto, e dunque, oh yes: si parte da Conte e poi s’orienteranno i pensieri. Di tempo ce n’è abbastanza per guardarsi intorno, direzione panchina.