Napoli, i tormenti di Osimhen: il contratto e l'infortunio

Il rinnovo non si sblocca ma ieri è tornato in ritiro il suo agente Calenda. Victor salterà anche l’amichevole con l’Augsburg per un affaticamento
Napoli, i tormenti di Osimhen: il contratto e l'infortunio© FOTO GIANLUCA MOSCA
Antonio Giordano
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INVIATO A CASTEL DI SANGRO - Va i a capire se in questo momento fanno più male i muscoli o l’anima, se questi tormenti esistenziali del giovane Osimhen, ventiquattro anni e un «duecentino» di milioni di euro che sgorgano nel mondo virtuale, nascano per colpa di un affaticamento muscolare o di una tiritera che va avanti da un bel po’. È un caso, sicuramente, ma sono quattro giorni che Osi se ne sta da solo con se stesso, prigioniero di un malessere che lo induce a far piano, silenziosamente, mentre intorno si avverte l’ansia di una città che vorrebbe capire, almeno quanto lui: ma questi sono contratti principeschi e non si scherza, ognuno ha la propria strategia e pure le proprie aspirazioni, e dunque conviene blindarsi.

Napoli, ritorna l'agente di Osimhen

Roberto Calenda, che è il manager di uno dei centravanti più lusingati dell’Universo, è tornato ieri in ritiro a Rivisondoli. Ed era già comparso domenica scorsa, c’è rimasto anche lunedì e martedì, si è visto con De Laurentiis, hanno parlato chiaramente di nuovi ingaggi e di inedite clausole, poi è andato via e mercoledì Osimhen si è fermato: niente amichevole con il Girona, che subito in qualcuno ha scatenato quella dietrologia che viene soffocata immediatamente dalle vocine di dentro. Non ci sono mal di pancia, e si vede dall’espressione (in pubblico) egualmente gioiosa di Osimhen, che sente Napoli al proprio fianco, apprezza e ricambia, si concede per un applauso oppure per l’ovazione, sta con i compagni durante l’1-1 e quando poi si rifugia in palestra, cura il corpo e magari pure la mente. 

Osimhen senza limiti

Il contratto di Osimhen, la voce è arrivata anche all’Aremogna, scade nell’estate del 2025, mica poi così lontana: si fa in fretta a chiudere questo campionato e a ritrovarsi poi ad un niente dal parametro zero, ipotesi che travolgerebbe emotivamente (e non solo) De Laurentiis, perché non si può perdere un capitale del genere. Ma intanto, per sistemare e adeguare il vecchio accordo, c’è una distanza ancora ragguardevole: la tentazione di allungarlo, impone di ritoccarlo, e in che modo, verso l’alto. Ma queste sono le storie del calcio, un’estate sì e l’altra pure, e intanto non sono ancora scemate le possibilità all’estero: il Psg danza tra Gonçalo Ramos e Kolo Muani, ma ancora non si è spinto al di là delle intenzioni; il Bayern Monaco aspetta di capire se potrà chiudere con Kane o se dovrà rassegnarsi; Mbappé sta dove stava, quindi niente Real ma pure niente Parigi; e in Arabia Saudita Osimhen non vuole andarci, non ora, non subito, perché alla sua età ha voglia di Champions, di Europa, d’un calcio che lo seduca. E tra De Laurentiis e Calenda, chiaramente, ci sono strategie eguali e contrarie: la volontà di starsene in santa pace, tra Castel di Sangro e Fuorigrotta, non è evaporata, ma a condizioni che sono indiscutibilmente ed inevitabilmente diverse. I quattro milioni e mezzo a contratto (più i bonus ai venti e ai venticinque gol) non sono sufficienti a ristabilire un clima idilliaco e come succede nelle migliori famiglie si è spesso costretti a fermarsi, rallentare, poi accelerare, poi moderarsi. Perciò ci sono dolori sparsi, tra muscoli e cervello. 


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