Un anno dopo, all’improvviso, Kvaratskhelia s’è ritrovato a respirare l’aria della periferia del villaggio. C’era una volta la Champions: era il 7 settembre 2022 di Napoli-Liverpool, l’esordio della squadra e il suo debutto in coppa, e l’Europa e il mondo spalancarono gli occhi al cospetto di quel gruppo e di quel giovane fulmine con un nome dalla pronuncia inafferrabile almeno quanto lui. Alexander-Arnold, Joe Gomez e Van Dijk tornarono a casa con le vertigini e gli occhi pieni di Kvara, come tutto il popolo azzurro: la notte delle stelle, la nascita di un fenomeno, l’esplosione del Napoli di Spalletti. Storia. Favola, se piace di più. Il sipario, però, è calato inesorabilmente a Marassi, sabato, dopo un pareggio con il Genoa acciuffato per un soffio e una sostituzione ormai famosissima a 8 minuti dalla fine, compreso il recupero, poco dopo il 2-2 in doppia rimonta: Khvicha per Zerbin. Alessio, ahilui catapultato indirettamente nel ciclone di critiche che ha travolto Garcia, ma con ogni dovuto rispetto la scelta del tecnico francese è risultata di lettura estremamente complessa. Intraducibile. Oggi, comunque, è già domani: Genova per loro sarà un ricordo, meglio un tesoro di esperienze su cui riflettere, e Kvaratskhelia va rigenerato già in Portogallo. Un anno dopo, un altro esordio in coppa a Braga, un’altra vita: Rudi ha le sue innegabili responsabilità nella gestione di un poker di partite e due sostituzioni (anche con la Lazio sull’1-2, sì), ma la squadra dovrà ritrovarsi nel nome del futuro. A cominciare da Kvara: non segna da 6 mesi precisi e anche a Genova ha recitato a fatica nella confusione tattica generale, ma Garcia deve richiamarlo dalla periferia e rimetterlo al centro del villaggio come una statua. Come un candidato al Pallone d’Oro e al The Best Fifa, come uno degli esterni più micidiali in circolazione, come il talento che ha fatto innamorare la gente e impazzire gli avversari: un anno fa, di questi tempi, era Kvaradona e Kvaravaggio. Volava, decideva, divertiva. E sorrideva.
Kvaratskhelia, patrimonio del Napoli
E allora, il patrimonio. Kvaratskhelia è un patrimonio del Napoli che Rudi deve valorizzare al più presto a prescindere dal gol smarrito il 19 marzo a Torino con il Toro: è innegabile che finora qualcosa non sia andata per il verso giusto. Palese. Una stagione fa, a parità di partite, aveva già segnato 3 gol, si apprestava a firmare il quarto con la Lazio e a fare a fette il Liverpool, ma a prescindere dai numeri c’è un altro aspetto che lascia pensare: Kvara giocava in un sistema che sembrava perfetto per lui (e per gli altri) e viaggiava a ritmi vertiginosi. Faceva una differenza che oggi, invece, non è percepita: sarà magari sottotono e meno brillante, per carità, ma probabilmente sta soffrendo più degli altri le nuove consegne tattiche. Meno fascia, più dentro il campo; con il rischio di vagare nel vuoto e senza meta come con la Lazio e il Genoa.
Da Zerbin a Zerbin: il precedente con il Liverpool
Disagio tattico e insospettabili reazioni: con il Liverpool, un settembre fa, Spalletti lo sostituì al 12’ del secondo tempo - indovinate - con Zerbin. Proprio Alessio: il Napoli vinceva 3-0, il mondo era a colori e Kvara non disse una parola. Non l’ha mai detta fino al Zerbin-2 di Genova, eppure di sostituzioni ne ha masticate e ramanzine anche pubbliche ne ha beccate. Impenetrabile per un anno. Ma oggi, dicevamo, è già domani: il Braga, un’altra Champions e domenica il Bologna. E il gol da ritrovare insieme con la vittoria. E con il sorriso.