A quei 50.636 annunciati qualcosa bisognerà pur dare: fosse pure semplicemente il piacere di sognare. E converrà cominciare subito, lasciandosi alle spalle non solo le sconfitte di Mazzarri e di Garcia e questi sei mesi da incubo: Napoli-Monza è terra di confine, separa - e nettamente - i tormenti dall’estasi e però ha un senso, eccome, perché può azzerare in una sola notte quel malessere collettivo che s’avverte dove prima esisteva esclusivamente la gioia e può spingere a ricostruirsi dentro (e anche fuori) in un gennaio da attraversare con un pieno di regalini che neppure la Befana.
Napoli, statistiche durissime
Sarà il clima natalizio, quel desiderio latente di concedersi una serata diversa, ma al “Maradona” c’è folla - e un incasso di 1.070,104,35 - che magari viene trascinata lì da quell’istinto di comprensione che va scovato in sé nelle difficoltà altrui. Il Napoli di Garcia s’è schiantato sulle gambe, s’è perso dentro scelte paradossali, però quello di Mazzarri non è mai seriamente comparso: un lampo (d’orgoglio) a Bergamo, un filotto di umanissime delusioni (il Real Madrid, l’Inter e la Juventus), una impennata poco più che scontata (con il Braga e poi con il Cagliari) e un tonfo un po’ isterico (a Roma), con due espulsi e rare apparizioni nell’area avversaria. Le statistiche sono coltelli affilati nei fianchi e quei diciassette punti (dall’anno scorso e dall’Inter), svelano in sintesi il puzzle d’errori collezionati da luglio in poi. Però la Champions (quella del 2024-25) sta ancora lì, con la sua magia e la sua ricchezza, e quest’anno ch’è servito per riscrivere la Storia non può essere congedato buttando dalla finestra l’ultimo semestre: prima, è stato un gran bel vedere, dentro un progetto comune.
Napoli a caccia della scossa
Napoli-Monza è l’apericena per poi lasciarsi andare liberamente alle analisi sul futuro, sul mercato da attivare, sulle fantasie da realizzare, sui ritocchini con cui intervenire per andare oltre: Osimhen e Anguissa dovranno vedersela in Coppa d’Africa, Natan ne avrà per un paio di mesi, a Olivera sarà necessario un altro periodo di convalescenza, Zanoli ha il Genoa in testa e alle spalle del capitano, Di Lorenzo, rischia di rimanere il vuoto, che pure le squalifiche (com’è successo) potrebbero spalancare altrove.
Napoli, la lista di mercato
C’è un promemoria adagiato negli uffici di Castel Volturno, serve per ricordarsi cosa a Micheli, il capo scouting che in estate ha avuto il ruolo di regista internazionale, sia sfuggito e cosa invece adesso, con anche il ds Meluso in azione, debba essere servito per addobbare la tavola. La prima mossa, la più immediata, può riscontrarsi a centrocampo, da dove è già uscito Elmas: Fofana (28) è stata una tentazione che va evaporando un po’ alla volta, dopo che le convocazioni della Costa d’Avorio hanno avuto lo stesso effetto d’una secchiata di cubetti di ghiaccio: investire per un mediano che arriverebbe assai più in là è ipotesi da scartare per riconsiderare Højbjerg (28) dal Tottenham e Soumaré (25) del Siviglia. Per la trequarti, bisognerà attrezzarsi ed hanno cominciato a farlo direttamente De Laurentiis e Pozzo, amici da sempre, chiacchierando di Samardzic (22 a febbraio), del suo valore (20 milioni più 5), di sconti o anche no. C’è uno stato d’emergenza con il Monza che in difesa durerà a oltranza: se il Genoa non avesse ambizioni inavvicinabili (25 milioni), Dragusin (22 a febbraio) sarebbe il centrale preferito; e però anche in Germania, al Borussia non la toccano piano per Itakura. Si osserva anche Demiral dell’Al-Ahli. Nell’attesa, summit telefonico con la Salernitana per Mazzocchi (28), senza ignorare Faraoni (32). Una svolta a destra, per poi tornare al centro: il tiki-taka del mercato a cui penseranno in tanti, pure i 50.636 del Maradona.