Napoli, quattro allenatori in corsa per la panchina: c’è anche Calzona

De Laurentiis s’è messo ancora e di nuovo a riflettere: nella lista Conte, Pioli e Italiano oltre all'attuale tecnico

Non è facile che succeda ma se dovesse succedere...? Otto punti dal quarto posto, 4 dal quinto: il destino del Napoli è nelle mani altrui - del Bologna, della Roma, dell’Atalanta, di chi in Europa può aiutare ad aggiungere uno slot in Champions - e se il 26 maggio dovesse diventare un giorno assai speciale? Il futuro è un’incognita, impossibile prevederlo, ma in due settimane Francesco Calzona, che ha contratto quadrimestrale e l’Europeo con la Slovacchia che l’aspetta, ha cominciato a sistemare interrogativi qua e là, incluso a casa De Laurentiis: c’è un gioco che si intravede, una libertà di pensiero riacquisita dal gruppo, una leggerezza dei calciatori che appartiene alla credibilità del proprio allenatore e un futuro che può essere interpretato. E allora, nel casting che verrà (o che è cominciato?), in questa terra di mezzo che separa il nulla attuale dal sogno da realizzare, la panchina del Napoli è di tanti ed ancora di nessuno, ma Calzona diventa (diventerebbe) un candidato, se uscendo da quel tunnel nel quale s’è intrufolato il 19 febbraio dovesse illuminare con le luci della Champions

Napoli, cambio di marcia con Calzona 

È passato così poco tempo, che quasi non sembra vero: perché dall’1-1 di Napoli-Genoa, il sabato 17 febbraio, alla insperata vittoria sulla Juventus, l’umore - e fosse solo quello - è un altro. Quella notte, o anzi al termine della 24ª giornata del Napoli, la classifica sapeva di muffa: nono posto, ma a pari merito con il Torino, e 9 punti da Atalanta e Bologna, sull’uscio della felicità, che si chiama Champions. Calzona è arrivato, ha parlato poco, ha usato la propria sensibilità e tanto buon senso, ha rispolverato i codici del 4-3-3, ha fatto sorridere un po’ tutti in campo, in panchina, sugli spalti e in presidenza, non ha cercato alibi, non ha ignorato il passato, non si è lasciato lusingare dai complimenti e però ha spiegato alla squadra che i conti si fanno alla fine, perché «è quello il traguardo che conta». E si chiami Champions, oppure Europa League o anche allegria, sarà uno spot per se stesso. 


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La scelta dell'allenatore del futuro del Napoli 

Un anno dopo l’estate turbolenta e surreale, De Laurentiis s’è messo ancora e di nuovo a riflettere: la scelta dell’allenatore gli apparterrà per intero, come le responsabilità che ne derivano. L’agenda è ricca, con varie suggestioni del passato: Antonio Conte, ad esempio, con cui ha un rapporto privilegiato, intenso, frontale, al quale riconosce (giustamente) autorevolezza e spessore che spingono ad ignorare l’eventuale difesa a tre; poi Stefano Pioli, con il quale ebbe modo di dialogare una decina di anni fa e che è rimasto - per stile, sobrietà e preparazione - una idea; poi Vincenzo Italiano, l’esponente della nouvelle vague che l’ha impressionato; e infine, ma semplicemente perché si sono conosciuti (molto) bene adesso, Francesco Calzona. Tutto quello che si sapeva nella vita da secondo del suo attuale allenatore è emerso e prepotentemente in queste due settimane e alla preparazione - non solo della fase difensiva - è stato aggiunto altro, una personalità che ha dato un senso al tentativo di rimonta che rimane complicato, una specie di missione impossibile. Il Napoli ha undici finali, le ha chiamate così Calzona, la prossima è con il Torino, che vale come testimonianza di una volontà feroce di provarci ad oltranza per far qualcosa di enorme. Ricordarsi cosa è stato il Napoli, solo un anno fa con Spalletti, dimenticare gli otto mesi successivi allo scudetto: e allargare la panchina. Perché poi, capitasse l’impresa, Adl si fermerebbe un attimo in più a Castel Volturno per porre (senza porsi) una domanda a Calzona... 


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Non è facile che succeda ma se dovesse succedere...? Otto punti dal quarto posto, 4 dal quinto: il destino del Napoli è nelle mani altrui - del Bologna, della Roma, dell’Atalanta, di chi in Europa può aiutare ad aggiungere uno slot in Champions - e se il 26 maggio dovesse diventare un giorno assai speciale? Il futuro è un’incognita, impossibile prevederlo, ma in due settimane Francesco Calzona, che ha contratto quadrimestrale e l’Europeo con la Slovacchia che l’aspetta, ha cominciato a sistemare interrogativi qua e là, incluso a casa De Laurentiis: c’è un gioco che si intravede, una libertà di pensiero riacquisita dal gruppo, una leggerezza dei calciatori che appartiene alla credibilità del proprio allenatore e un futuro che può essere interpretato. E allora, nel casting che verrà (o che è cominciato?), in questa terra di mezzo che separa il nulla attuale dal sogno da realizzare, la panchina del Napoli è di tanti ed ancora di nessuno, ma Calzona diventa (diventerebbe) un candidato, se uscendo da quel tunnel nel quale s’è intrufolato il 19 febbraio dovesse illuminare con le luci della Champions

Napoli, cambio di marcia con Calzona 

È passato così poco tempo, che quasi non sembra vero: perché dall’1-1 di Napoli-Genoa, il sabato 17 febbraio, alla insperata vittoria sulla Juventus, l’umore - e fosse solo quello - è un altro. Quella notte, o anzi al termine della 24ª giornata del Napoli, la classifica sapeva di muffa: nono posto, ma a pari merito con il Torino, e 9 punti da Atalanta e Bologna, sull’uscio della felicità, che si chiama Champions. Calzona è arrivato, ha parlato poco, ha usato la propria sensibilità e tanto buon senso, ha rispolverato i codici del 4-3-3, ha fatto sorridere un po’ tutti in campo, in panchina, sugli spalti e in presidenza, non ha cercato alibi, non ha ignorato il passato, non si è lasciato lusingare dai complimenti e però ha spiegato alla squadra che i conti si fanno alla fine, perché «è quello il traguardo che conta». E si chiami Champions, oppure Europa League o anche allegria, sarà uno spot per se stesso. 


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