De Laurentiis promette un premio milionario per il suo Napoli: i dettagli

In caso di qualificazione alla Coppa del Mondo 2025, il presidente azzurro è pronto a stanziare un maxi bonus ma prima bisogna battere il Barcellona in Champions League

Francesco Calzona sfida Xavier Hernandez i Creus: la lettura istituzionale è questa. E poi ce n’è un’altra, informale però più pura: Ciccio contro Xavi, gli allenatori con il diminutivo di Napoli e Barcellona. Due squadre che arrivano alla sfida decisiva per il passaggio ai quarti di Champions piuttosto in difficoltà, per motivi diversi: stagione piena di contraddizioni per tutti, ma questi due sono uomini che credono nel gioco e nel talento. E di talenti, tra le mani, ne hanno in abbondanza: belli e sfrontati, indossatori di un calcio che sa essere elegante ma anche rock. Una storia di coppa da leggere con il tocco del pokerista che scopre una carta alla volta. Una saga grande quanto l’obiettivo di entrare nella Top 8 d’Europa. Grandissima per il Napoli, condannato a vincere e ad andare avanti anche per continuare a inseguire l’obiettivo del Mondiale per club, in programma nel 2025 negli Stati Uniti per la prima volta: agli azzurri, a quota 42 nel ranking Champions, mancano 5 punti per agganciare la Juventus a 47 e aggiudicarsi l’ultimo slot europeo a disposizione in virtù dello storico recente nella competizione. Una missione che, tradotta in combinazioni e risultati, necessita di due vittorie (da 2 punti ciascuna) più il punto qualificazione, oppure di una vittoria e due pareggi (al 120’, un punto), con il pass a coté. De Laurentiis tiene moltissimo a giocare il Mondiale, è anche pronto a valutare un’azione legale per far valere i propri diritti rispetto alla Juve sulla base dell’ultima penalizzazione in A, ma per il momento ha deciso di puntare tutto sui suoi ragazzi. Sul Napoli: e così ha promesso alla squadra un premio da 10 milioni di euro in caso di ingresso nella Coppa del Mondo per club. Più o meno quanto incasserebbe andando ai quarti (10,6 milioni).

Napoli, sogno americano

Un maxi bonus iridato strettamente connesso con il passaggio del turno in Champions: bisognerà cominciare a trovare l’America già in Spagna. A Barcellona: la collina del Montjuic sarà il teatro di un sogno americano di origini catalane che non può prescindere dalla prima e contemporaneamente ultima chance per continuare a sperare. Dentro, cioè avanti o fuori. Non si scappa.

Napoli, da Ciccio a Francisco

In questo film, all’improvviso, s’è ritrovato protagonista Calzona. Francesco detto Ciccio che martedì avrà davanti a sé l’ambizione e anche la bella responsabilità di guidare la squadra verso l’impresa contro il leggendario Barça e un gigante di nome Xavier. Detto Xavi: volendo, potremmo anche tradurre liberamente il nomignolo come il Ciccio di Catalogna. Si fa per dire e un po’ sorridere, per carità, anche se Xavier si chiamava pure il castello dove nel 1506 nacque Francisco de Jassu Xavier. Il futuro San Francesco Saverio: l’intreccio mistico c’è.


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Napoli, la casa

Anche le questioni umane, comunque, sono serissime: Calzona alle spalle ha 5 partite da allenatore titolare di un club e una sola presenza in Champions (l’andata, claro); il suo collega, 44 anni, di queste coppe - e molte altre - da giocatore del Barça ne ha vinte 4 (solo Iniesta e Messi come lui nella storia blaugrana). L’aria dei campioni per lui è come quella di casa, mentre Ciccio, 55 anni, è un neofita della competizione: è stato un vice finché ha voluto e poi, alla prima esperienza da leader titolare prima di arrivare al Napoli, e dunque da ct della nazionale slovacca, ha conquistato la qualificazione all’Europeo. Nuovo, insomma, ma mica uno sprovveduto: i giocatori credono molto in lui, moltissimo, e De Laurentiis ci spera pure. Dieci milioni di volte. E un premio Champions.  


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Francesco Calzona sfida Xavier Hernandez i Creus: la lettura istituzionale è questa. E poi ce n’è un’altra, informale però più pura: Ciccio contro Xavi, gli allenatori con il diminutivo di Napoli e Barcellona. Due squadre che arrivano alla sfida decisiva per il passaggio ai quarti di Champions piuttosto in difficoltà, per motivi diversi: stagione piena di contraddizioni per tutti, ma questi due sono uomini che credono nel gioco e nel talento. E di talenti, tra le mani, ne hanno in abbondanza: belli e sfrontati, indossatori di un calcio che sa essere elegante ma anche rock. Una storia di coppa da leggere con il tocco del pokerista che scopre una carta alla volta. Una saga grande quanto l’obiettivo di entrare nella Top 8 d’Europa. Grandissima per il Napoli, condannato a vincere e ad andare avanti anche per continuare a inseguire l’obiettivo del Mondiale per club, in programma nel 2025 negli Stati Uniti per la prima volta: agli azzurri, a quota 42 nel ranking Champions, mancano 5 punti per agganciare la Juventus a 47 e aggiudicarsi l’ultimo slot europeo a disposizione in virtù dello storico recente nella competizione. Una missione che, tradotta in combinazioni e risultati, necessita di due vittorie (da 2 punti ciascuna) più il punto qualificazione, oppure di una vittoria e due pareggi (al 120’, un punto), con il pass a coté. De Laurentiis tiene moltissimo a giocare il Mondiale, è anche pronto a valutare un’azione legale per far valere i propri diritti rispetto alla Juve sulla base dell’ultima penalizzazione in A, ma per il momento ha deciso di puntare tutto sui suoi ragazzi. Sul Napoli: e così ha promesso alla squadra un premio da 10 milioni di euro in caso di ingresso nella Coppa del Mondo per club. Più o meno quanto incasserebbe andando ai quarti (10,6 milioni).

Napoli, sogno americano

Un maxi bonus iridato strettamente connesso con il passaggio del turno in Champions: bisognerà cominciare a trovare l’America già in Spagna. A Barcellona: la collina del Montjuic sarà il teatro di un sogno americano di origini catalane che non può prescindere dalla prima e contemporaneamente ultima chance per continuare a sperare. Dentro, cioè avanti o fuori. Non si scappa.

Napoli, da Ciccio a Francisco

In questo film, all’improvviso, s’è ritrovato protagonista Calzona. Francesco detto Ciccio che martedì avrà davanti a sé l’ambizione e anche la bella responsabilità di guidare la squadra verso l’impresa contro il leggendario Barça e un gigante di nome Xavier. Detto Xavi: volendo, potremmo anche tradurre liberamente il nomignolo come il Ciccio di Catalogna. Si fa per dire e un po’ sorridere, per carità, anche se Xavier si chiamava pure il castello dove nel 1506 nacque Francisco de Jassu Xavier. Il futuro San Francesco Saverio: l’intreccio mistico c’è.


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