Il vestito per la soirée di Coppa Italia, elegante ma anche un po’ di ricerca, è quasi pronto. Nuovo, comunque scintillante, praticamente mai indossato e di certo simbolico della varietà di tessuti, dell’assortimento e della qualità della sartoria Napoli. La metafora del sarto è stata una delle più indovinate e anche citate dell’ultimo periodo, ma poi ci sono il calcio e le scelte, e ci sono uomini che Antonio Conte deve impiegare alla luce di tutto il lavoro che stanno brillantemente svolgendo insieme con lui, l’allenatore-sarto della svolta. Tradotto: contro il Palermo, nella sfida secca dei sedicesimi che vale la qualificazione agli ottavi di finale e il ripristino di una serie di equilibri smarriti tra le varie conseguenze della balorda stagione post scudetto, il signor Antonio rivoluzionerà il Napoli presentato nelle prime cinque partite della stagione. Tanti volti nuovi dal primo minuto, un deb assoluto e la possibilità di operare anche dieci cambi su undici rispetto alla partita con la Juve.
Napoli, che qualità
Conte può consentirsi questo e altro, alla luce della profondità della rosa: la panchina del Napoli, a prescindere da chi gioca dall’inizio e da chi salta in corsa sul treno della partita, fa paura a tutti. A Cagliari c’erano McTominay, Gilmour, Neres, Simeone, Raspadori, Folorusho, Ngonge e così via; giovedì ci saranno Kvara, Lukaku, Di Lorenzo, Buongiorno, Politano e un altro manipolo di giocatori chic che osserveranno un’altra serie di colleghi di altrettanta qualità all’opera. L’idea, dicevamo, è che il signor Antonio possa cambiarne dieci se non undici, cioè tutti o quasi tra quelli che hanno cominciato l’ultima allo Stadium con la Juventus. Non cambierà, invece, il modulo: difesa a quattro è stata e così sarà ancora.