Napoli, il modello De Laurentiis: primo anche nei bilanci. Tutti i numeri

La squadra comanda in campionato e il club registra un utile di 63 milioni di euro al 30 giugno 2024, dopo il +79,7 del 2023, continuando a proporre l’esempio di calcio sostenibile
Napoli, il modello De Laurentiis: primo anche nei bilanci. Tutti i numeri© LAPRESSE
Alessandro F. Giudice
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Oltre al primato in classifica il Napoli può vantare anche risultati lusinghieri sul fronte economico-finanziario, avendo chiuso il bilancio 2023/24 con 63 milioni di utile che si aggiungono ai 79,7 dell’anno precedente: i due conti economici più positivi nella storia della Serie A. Nell’anno appena concluso il club azzurro ha beneficiato, ancora una volta, di ricavi molto sostenuti (328 milioni contro i 359 del 22/23) ma di un livello di costi che ha saputo mantenere a livelli sempre assai contenuti.

Il Napoli può tradizionalmente contare su ricavi da stadio decisamente inferiori rispetto ai principali concorrenti: solo 27 milioni (per di più in calo, rispetto ai 37 dell’anno dello scudetto) contro i 70 di Inter e Milan, i 57 della Juve senza Champions. Compensa, però, con 71 milioni di plusvalenze da cessione di calciatori (Kim, Elmas e Lozano) cioè la stessa cifra dell’anno precedente, ma riesce soprattutto a contenere il costo della rosa come pochi club di vertice della Serie A. Per gli stipendi dei tesserati, il Napoli ha infatti speso 106,4 milioni contro i 160 del Milan, 227 dell’Inter, 239 della Juve. Sommando al monte ingaggi i 70,8 milioni di costo per gli ammortamenti dei cartellini, si ottiene uno squad cost complessivo di 177,2 milioni, equivalente a un rapporto del 54% sui ricavi, con cui il Napoli sarebbe già pronto anche alla versione più restrittiva del nuovo Fair Play Finanziario Uefa che entrerà in vigore al termine del triennio (dal 90% di quest’anno si dovrà scendere con gradualità ogni anno).

Naturalmente, il conto economico 2024/25 potrebbe risultare molto diverso da quello appena archiviato. L’assenza dalle competizioni europee produrrà una perdita di ricavi significativa rispetto alle due passate stagioni sia sul fronte dei premi Uefa che su quello degli incassi da stadio mentre, sul fronte dei costi, le spese sul mercato per l’ingaggio di Conte e di altri giocatori onerosi (Buongiorno, Rafa Marin, Lukaku, Gilmour, McTominay, Neres, Spinazzola) dovrebbero produrre un incremento di 62 milioni del costo per gli ammortamenti dei cartellini oltre a 35 milioni di crescita del monte ingaggi. Una parte significativa dei 100 milioni di maggiori costi verrà certamente assorbita dalle cessioni ma si può stimare complessivamente un aumento dei costi di oltre 60 milioni se si considera anche il costo di Conte e del suo staff.

Un impatto che il bilancio del Napoli può assorbire con relativa tranquillità, perché la struttura patrimoniale del club partenopeo denota solidità e liquidità invidiabili: 211 milioni di patrimonio netto (crediti meno debiti) con indebitamento finanziario addirittura negativo, perché a fronte di 50 milioni di esposizione verso le banche (dovuta a due mutui Unicredit accesi qualche anno fa e mai realmente utilizzati) può disporre di 210 milioni di liquidità. Una gestione economica letteralmente da manuale.

Nella storia ventennale della gestione De Laurentiis il Napoli si è sempre autofinanziato mettendo in pratica, come nessun altro in Serie A, il concetto di calcio veramente sostenibile. Dopo avere rilevato il club dal fallimento, la proprietà attuale non ha mai dovuto affrontare aumenti di capitale per ripianare perdite pareggiando sempre – nel medio periodo – costi con ricavi ottenendo, in vent’anni di gestione, un saldo netto complessivo di 140,7 milioni positivo, sommando gli anni in utile con quelli in perdita.

Con questa gestione, il Napoli potrà affrontare i prossimi anni allestendo rose competitive e mantenendo la sua posizione di assoluto protagonista del calcio italiano.


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