Così Conte ha trasformato il Napoli: il dato

La squadra partenopea è radicalmente cambiata rispetto alla scorsa stagione: tutti i dettagli della rivoluzione azzurra
Così Conte ha trasformato il Napoli: il dato© Getty Images
Fabio Mandarini
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NAPOLI - In tredici giornate di campionato, il Napoli ha riscritto la storia recente, la classifica e i vecchi adagi: il miglior attacco è la difesa. Antonio Conte è stato molto chiaro dopo la vittoria con la Roma, la nona di una stagione che da otto giornate in fila vede la sua squadra da sola al primo posto: "Bisogna essere più cinici sotto porta". La conseguenza di un dato: l’attacco degli azzurri è con 20 gol il meno prolifico delle prime sei della classifica. D’accordo. Ma il lungo dominio in Seria A, a un certo punto anche di 4 punti sulla seconda e ora di un punto sul poker Atalanta, Inter, Fiorentina e Lazio, è stato costruito soprattutto sull’equilibrio: il Napoli non segna a raffica ma subisce pochissimo. Diciamo che colleziona i gol giusti e soprattutto sa parare i colpi: 9 le reti incassate finora, 6 delle quali contro il Verona e la Dea, le due sconfitte della stagione per 3-0. Soltanto la Juve ha fatto meglio con 7 gol subiti, e ciò significa che il Napoli vanta la seconda difesa del campionato: forse non è un caso che a Torino, il testa a testa, sia finito 0-0. I clean sheet, invece, sono otto. Proprio come le giornate da capolista.

La forza del collettivo

La solidità è venuta fuori anche contro la Roma, fermo restando l’unica distrazione in marcatura su Dovbyk su un calcio di punizione: traversa e salvi tutti. Tatticamente, a seconda dei momenti, il signor Antonio disegna in fase difensiva un 5-4-1 o un 5-3-2 portando Politano a fare il quinto a destra con Di Lorenzo più dentro al campo, ma anche un 4-5-1 come a San Siro contro l’Inter (dove tra l’altro s’è visto un pressing uomo su uomo quando le transizioni lo consentivano).

Il quinto

Politano è diventato una chiave del sistema: inesauribile, ala più tattica che offensiva, su e giù, chiusure e cross. Un esterno a tutta fascia che consente di cambiare sistema e modalità: preziosissimo. A fare la differenza, però, è sempre l’atteggiamento collettivo: intensità nelle pressioni (a tratti anche offensive), nelle riaggressioni e nei duelli; attenzione in marcatura e nei raddoppi; la cura delle preventive. Il baricentro del Napoli in genere è medio, ma Conte sa quando abbassare il blocco: in vantaggio, sistematico è stato finora il cambio di Mazzocchi per sistemare la squadra a cinque nei finali a difesa del risultato (anche con la Roma, dal 41’). Un eccellente lavoro collettivo.

I colossi del Napoli

E poi i singoli: funziona a meraviglia il filtro in mediana con il trio Anguissa-Lobotka-McTominay e ha funzionato anche con Gilmour (Atalanta a parte). Ma i due centrali difensivi meritano una menzione a parte: Rrahmani e Buongiorno sono due colossi. Marcatori implacabili, attenzione estrema, grandi doti atletiche, bravissimi negli uno contro uno e nel gioco aereo. L’esplosività di Buongiorno, destinato a diventare tra i migliori in assoluto, e la precisione di Rrahmani il computer, come lo ha definito Conte. Con Di Lorenzo a destra e Olivera a sinistra formano una linea completa e molto forte fisicamente. Da primo posto.


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