© LAPRESSE Napoli ritrovato: Conte addosso all'Inter
L ’ Inter chiama, il Napoli risponde. La corsa scudetto è ancora apertissima, Conte resta addosso a Inzaghi e promette un finale di stagione entusiasmante. Il duello è ormai ristretto perché l’Atalanta si è praticamente esclusa da sola. Nessun favore del Milan ai cugini a pochi giorni dal primo derby, le scelte di Conceiçao sono sembrate orientate principalmente alla sfida di mercoledì. Forse la Coppa Italia è l’unico obiettivo che ritiene ormai raggiungibile. Ha dovuto fare di necessità virtù invece Conte, costretto a rinunciare a McTominay e a rispolverare il 4-3-3 di inizio stagione. Una scelta forzata che ha ridato d’incanto al Napoli brillantezza e imprevedibilità. E soprattutto una fascia in più, quella sinistra con Olivera e Neres, che era sparita ormai da due mesi. Il Napoli ha ritrovato ritmo e geometrie, la capacità di alternare fraseggio e improvvise verticalizzazioni, ci ha messo anima e cuore. Sarebbe una follia non crederci, aveva detto Conte alla vigilia. La squadra ha fatto capire di aver recepito il messaggio in poco meno di due minuti, quando l’asse della fascia destra ha confezionato l’azione del vantaggio. L’alchimia fra Di Lorenzo e Politano è una delle armi più efficaci della macchina azzurra e la serata nel Maradona strapieno e commosso nel ricordo del piccolo Diego lo ha confermato. Se poi vede rossonero vuole metterci sempre la firma anche Lukaku, perché con Conte in panchina ha sempre segnato al Milan. In ballo c’era un traguardo storico come quello delle 400 reti in carriera e Big Rom non ha voluto rinviare l’appuntamento. Il Napoli è stato maturo e bravo a saper soffrire quando Conceiçao ha rivoltato il Milan con Leao, Gimenez, Chukwueze, Jimenez e Jovic. La partita è cambiata, anche perché la qualità dei cambi del Napoli non è la stessa di quelli delle altre big del campionato. Meret si è preso la scena sul rigore parato e nel finale gli azzurri hanno preso paradossalmente gol quando sono passati alla difesa a cinque. I tre punti sono una grande iniezione di fiducia in vista di un altro esame durissimo, quello di lunedì prossimo contro il lanciatissimo Bologna. Conte non vuole mollare niente.
La rosa maxi di Inzaghi e l’effetto Dimarco
Certo in questo momento le certezze dell’Inter sembrano difficili da scalfire. Inzaghi ha sfruttato la sosta per ricaricare le pile e la ripartenza è stata degna della straripante vittoria in casa dell’Atalanta. La squadra è consapevole della sua forza, è serena, lucida, efficace e spietata. Non ti risparmia, ti punisce appena ne ha la possibilità. Gioca a memoria, al di là degli uomini che vanno in campo. Senza Bastoni, Dumfries, Zielinski e Lautaro (e con Barella in panchina) ha archiviato la pratica Udinese in mezz’ora. Si è sentita talmente superiore che ha staccato la spina nel finale, ha tremato davanti alla reazione di Solet e compagni e si è aggrappata a un gigantesco Sommer. La qualità della rosa ha fatto ancora una volta la differenza, la firma sui tre punti l’hanno messa due “seconde linee” come Arnautovic e Frattesi. Per l’inizio di questo tour de force di 9 partite in 28 giorni Inzaghi ha ritrovato anche Dimarco. Non giocava dalla partita di Napoli, quella in cui aveva regalato una magia alla Maradona su punizione. Si è ripresentato con la solita corsa, la solita esuberanza e la sua grande capacità di essere decisivo: altri due assist e la sensazione di avere di fronte uno dei migliori esterni d’Europa. Con una squadra così porsi dei limiti diventa difficile, sognare il Triplete (e anche i 125 milioni del Mondiale per Club) non è vietato. Anche perché quel profumo di storia c’è chi lo ha già sentito nel 2010. Per informazioni citofonare Arnautovic.
