Napoli, Lukaku vede il Lecce e prenota il gol

Tre reti in 7 sfide con i giallorossi. E con il Napoli non è mai rimasto a digiuno per tre partite consecutive
Fabio Tarantino
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Rievoca piacevoli ricordi a Romelu Lukaku la finestra che affaccia sul Lecce, ovvero la prima squadra alla quale ha segnato in Serie A. Era il 26 agosto 2019, sembra una vita fa, era l'esordio di Conte sulla panchina dell'Inter con Big Rom super colpo in vetrina che tutti aspettavano. Avversari compresi. Un deja vu di quanto accaduto questa estate, cinque anni dopo, perché certi rapporti restano e l'intesa tra i due, Conte e Lukaku, è stata la base solida su cui il club ha deciso di poggiare la propria voglia di rinascita. Romelu è stato l'ago della bilancia che ha permesso al Napoli di resistere agli infortuni, ai momenti di difficoltà, alle incertezze anche tattiche in una stagione complessa e allo stesso tempo entusiasmante. Col suo calcio, il suo peso, il suo fisico, il suo mestiere, Lukaku si è fatto portavoce di ambizioni collettive mentre attirava a sé i difensori creando spazio per gli altri. Li ha illusi, ingannati e poi traditi affidando ai compagni, spesso a McTominay, altre volte ad Anguissa, la gioia di un gol. Ora vorrebbe tornare a mettersi in proprio.

L'attesa di Lukaku

Da due partite è a secco di reti e assist. Tre di fila sarebbe una notizia: non è mai successo in questo campionato. Il digiuno più lungo è sempre stato di massimo due sfide. L'ultima volta decisivo lo è stato con l'Empoli: due assist per McT e una rete, la sua, la dodicesima in campionato, per ribadire puntualità all'appuntamento con le vittorie del Napoli. Avvengono sempre quando lui segna. Come portare il pallone da piccoli al parco, altrimenti niente partita. Il destino nelle proprie mani.


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Lukaku, la prima volta

Aveva 26 anni nel 2019 Lukaku, era un altro perché il tempo passa per tutti, eppure cinque anni dopo la sensibilità ai trionfi è rimasta la stessa e ora Lecce è di nuovo un appuntamento per la storia. Vale il primo posto da blindare, uno scudetto da conquistare, un timore da scongiurare perché per molti proprio quello di oggi, delle quattro, è l'incrocio più ostico. Allora, per lui, era la prima in Italia, il biglietto da visita da non fallire. Ecco perché aveva comunque il suo bel significato, anche se era l'inizio della sua corsa. Finì 4-0, Lukaku segnò il terzo gol su tiro di Lautaro e la complicità dell'ex Napoli Gabriel che fu protagonista di una goffa respinta. Un gol facile dopo quelli di Brozovic e Sensi e prima del poker di Candreva. Ne arrivarono altri ben più difficili e di peso: 64 in due anni e poi 14 quando è ritornato. In totale, al Lecce, ha segnato 3 reti in 7 precedenti. Uno con la maglia della Roma.

Dal Lecce al Lecce

Perfetta parità in caso di squillo questo pomeriggio: 4 su 8. Mal che vada potrà tornare sempre utile un assist: per ora sono 10 in campionato. Per un totale di 22 reti, dirette o indirette, che portano la sua firma. Ma c'è anche quella di Conte che nella famosa Inter-Lecce del 2019, anche per lui sfida speciale, era architetto reduce dalla costruzione di una squadra che in due anni portò al trionfo in Italia (scudetto nel 2021) e alla finale di Europa League (persa nel 2020 col Siviglia). Con acquisti mirati, voluti, studiati e attesi. Come Lukaku, che arrivò dallo United per un totale di quasi 80 milioni di euro. Ne è costato 30 questa estate. È arrivato dal Chelsea a fine agosto. Da quando è sceso dall'aereo, Napoli-Parma, 31 agosto, non si è più fermato. Un volo a planare.

 

 

 


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Rievoca piacevoli ricordi a Romelu Lukaku la finestra che affaccia sul Lecce, ovvero la prima squadra alla quale ha segnato in Serie A. Era il 26 agosto 2019, sembra una vita fa, era l'esordio di Conte sulla panchina dell'Inter con Big Rom super colpo in vetrina che tutti aspettavano. Avversari compresi. Un deja vu di quanto accaduto questa estate, cinque anni dopo, perché certi rapporti restano e l'intesa tra i due, Conte e Lukaku, è stata la base solida su cui il club ha deciso di poggiare la propria voglia di rinascita. Romelu è stato l'ago della bilancia che ha permesso al Napoli di resistere agli infortuni, ai momenti di difficoltà, alle incertezze anche tattiche in una stagione complessa e allo stesso tempo entusiasmante. Col suo calcio, il suo peso, il suo fisico, il suo mestiere, Lukaku si è fatto portavoce di ambizioni collettive mentre attirava a sé i difensori creando spazio per gli altri. Li ha illusi, ingannati e poi traditi affidando ai compagni, spesso a McTominay, altre volte ad Anguissa, la gioia di un gol. Ora vorrebbe tornare a mettersi in proprio.

L'attesa di Lukaku

Da due partite è a secco di reti e assist. Tre di fila sarebbe una notizia: non è mai successo in questo campionato. Il digiuno più lungo è sempre stato di massimo due sfide. L'ultima volta decisivo lo è stato con l'Empoli: due assist per McT e una rete, la sua, la dodicesima in campionato, per ribadire puntualità all'appuntamento con le vittorie del Napoli. Avvengono sempre quando lui segna. Come portare il pallone da piccoli al parco, altrimenti niente partita. Il destino nelle proprie mani.


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