Perotti alla Roma: mi manda Maradona

Giallorossi a un passo da “El Monito”, l'argentino che ha stregato Sabatini
Perotti alla Roma: mi manda Maradona© Getty Images
Pasquale Campopiano
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ROMA -Se un giorno avrò un figlio, lo chiamerò come te”. Quel giorno arriva il 26 luglio del 1988: a Moreno, sobborgo di Buenos Aires, nasce Diego, figlio di Hugo Perotti e di una promessa mantenuta. Perché Maradona è l’amico fraterno e compagno di squadra di El Mono, la scimmia, e a quel binomio indissolubile sancito nel Boca Juniors Hugo Perotti dedica la sua eredità,  il figlio Diego. Che per tutti sarà “El Monito”, la scimmietta, perché tutti gli dicevano che da piccolo era sì bravo e agile nei dribbling come il padre, ma troppo magro e fragile per emularne le gesta.

MARADONA NEL DESTINO – Argentino, e di nome Diego. Un segno del destino. Lascia presto la casa paterna e gli xeneizes, dove cresce calcisticamente, per stupire con i suoi dribbling da ragazzo appena maggiorenne del Deportivo Moròn. Se ne accorge Ramon Rodriguez Verdejo, detto “Monchi”, scopritore di talenti nel Siviglia. Perotti sbarca in terra andalusa e il tecnico Manolo Jimenez lo trasforma in “Monito” della fascia sinistra. Perotti si districa tra i rami delle difese avversarie e con Jesus Navas a destra fa la fortuna di Negredo, Luis Fabiano e di un Siviglia  che torna in Champions League grazie a un suo gol contro il Deportivo La Coruna. Il cerchio si chiude nello stesso anno, il 2009, quando l’altro Diego, Maradona, lo fa esordire con la maglia della nazionale argentina: Perotti entra nei minuti finali al posto di un certo Lionel Messi nell’amichevole contro la Spagna, è la consacrazione.


RAGAZZO DI CRISTALLO – Tanto dà, tanto toglie il destino. Diego Perotti è un ragazzo di cristallo, nel talento e nei muscoli. Lo tormentano delle gambe troppo fragili e un’ernia al disco. El Monito in tre anni, dal 2011 all’inizio del 2014 mette insieme appena 58 presenze, partendo spesso dalla panchina. L’incredibile intreccio con Maradona torna a farsi vivo quando il Boca Juniors a febbraio del 2014 lo prende in prestito per provare a farlo rinascere. La testa c’è, il corpo non risponde: Perotti torna in Spagna a fine stagione con appena 2 presenze e zero gol.

GIOCHI PREZIOSI – Nell’estate del 2010 il Siviglia lo aveva blindato con una clausola rescissoria di 48 milioni, quattro anni dopo, il 2 luglio del 2014, Preziosi lo porta al Genoa per 350mila euro. Perotti sbarca alla corte di Gasperini con mille sogni nel cassetto: è il Genoa degli argentini, la squadra che ha lanciato nell’Olimpo del calcio talenti come Diego Milito e Rodrigo Palacio. Preziosi lo sa e scommette sull’ennesimo giocattolo milionario. La rete al Parma ad ottobre è l’inizio della favola: Perotti rinasce con 27 presenze, 4 gol e 7 assist. Parte da sinistra, è mancino ma calcia benissimo anche col destro, sa accentrarsi e tirare. Ma è quando cerca il compagno che dà il meglio, l’assist è la specialità della casa.

LA CONSACRAZIONE A ROMA? – Ora, la Roma. Qualcuno sussurra che nel periodo di “sospensione” di Rudi Garcia, in bilico sulla panchina giallorossa, Luciano Spalletti, già contattato per la successione, avesse chiesto a Sabatini El Monito. Una sorta di Amantino Mancini 2.0 nella testa del tecnico di Certaldo, una manna dal cielo per l’intristito Edin Dzeko. Perotti alla Roma si farà, manca davvero pochissimo: è un affare da circa 10 milioni di euro.  Lo manda Maradona.

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