Testaccio, Fienga: "Vogliamo vincere. Pallotta soffre per la Roma come per un figlio"

Grandi celebrazioni per lo storico Roma club. Presenti vecchie glorie giallorosse e i dirigenti della società. De Sanctis: Voglio da dirigente la rivincita del 26 maggio
Testaccio, Fienga: "Vogliamo vincere. Pallotta soffre per la Roma come per un figlio"
Jacopo Aliprandi
6 min

ROMA - «Vi aspettiamo a Testaccio, e chi non viene è della Lazio». Lo striscione esposto tre giorni fa davanti ai cancelli del Fulvio Bernardini ha sortito l'effetto sperato. Oltre trecento tifosi ieri sera si sono radunati nello storico quartiere della Capitale per festeggiare i cinquant'anni del Roma Club Testaccio. All'evento hanno partecipato vecchie glorie giallorosse come Sebino Nela, Giuseppe Giannini, Odoacre Chierico, Gigi Di Biagio, Aldair, Vincent Candela

Presenti anche l'ad Guido Fienga e il dirigente Morgan De Sanctis."Speriamo di rivedere presto i giorni come quelli dello scudetto - le parole di Fienga -. Porto innanzitutto il saluto di tutta la società, ci tenevamo ad essere qui e salutarvi perché questa è una festa troppo importante per tutti noi. Anche perché tutto quello che facciamo lo facciamo anche e soprattutto per guadagnare il vostro orgoglio. Non è sempre facile, però vi assicuro una cosa: ce la stiamo veramente mettendo tutta e alle volte i primi a soffrire per la frustrazione di non vedervi contenti siamo noi. Spero che quei momenti li vedremo il prima possibile, perché forse in questi anni solo una notte vi abbiamo visti veramente orgogliosi di quello che avevamo fatto, ossia la partita con il Barcellona. Però una notte è poco, è poco pure per noi, quindi desideriamo quanto prima vincere qualcosa. Non possiamo prometterlo, ma l'unica cosa che possiamo promettere è il nostro impegno che è veramente massimo, anche nel riconoscere i nostri errori quando li facciamo. Perché solo chi fa sbaglia. Per ripartire poi bisogna avere il coraggio di cambiare e fare quello che stiamo facendo anche quest'anno, lavorare il più possibile mettendocela tutta ogni giorni con grandissimo impegno. Spero che lo apprezziate".

Sulla scelta di Fonseca invece: "È stata una idea della Roma. In quel momento la Roma era guidata da me e quindi certamente la responsabilità di quella scelta è per forza ascritta a me. Io però vi chiedo una cosa. Questo è il momento in cui è la Roma che deve stare prima di tutto, per questione anagrafiche per scelte che hanno visto contrapporci, non abbiamo più gli eroi, ma c'è il club prima di tutto. Quindi non lo personalizziamo più. Non è né la Roma di De Sanctis né la Roma di Fonseca o di Fienga. E' la Roma di tutti noi".

Su James Pallotta invece, assente da Roma da oltre un anno: "Posso dirvi una cosa. Il presidente sta dando tutto se stesso per la Roma. Recentemente è stato fatto anche un aumento di capitale, che vuol dire compersare con fondi propri quello che serve per far ripartire la società. Un aumento che è stato approvato. Quindi nella gestione mia personale ho un contatto quotidiano e diretto con lui. Sa benissimo cosa succede. Il fatto che non venga qui dipende dalla sua vita e ultimamente anche da una serie di scelte. Nell'ultimo periodo tutto questo calore non lo ha ricevuto, ma io gli sto dicendo una cosa perché l'avverto personalmente. Può succedere che tra società e tifo non ci sia accordo, è successo ad esempio per Daniele De Rossi. Il caso diciamo più violento. E' stata una scelta della società di cui mi intesto la responsabilità. Stiamo però facendo tutto quanto per il futuro della Roma tant'è che continuiamo a investire. Possiamo sindacare sul fatto che i soldi siano stati spesi più o meno bene, ma non è vero che non si spende. Il Presidente tiente alla Roma, soffre per la Roma forse più di me probabilmente perché la vede da fuori. Quando un papà vede un figlio che non rende soffre sempre di più. Anche con me si è impegnato a venire di più, lo vorrei qui più spesso. Credo che verrà. Ci piace far vedere i fatti, purtroppo non sono ancora i trofei. Stiamo però ripartendo facendo delle cose buone. Per quanto mi riguarda conta solo vincere, ci interessa solo quello. Speriamo di riuscirci".

Spazio amche all'intervento di Morgan De Sanctis: "La finale con la Lazio ha influenzato negativamente la storia della Roma. Mi auguro di poter essere testimone da dirigente giallorosso della rivincita di quella partita lì. In quell’estate evidentemente non c’erano gli umori altissimi. Ciclicamente nella Roma è successo che il popolo giallorosso a dovuto subire delle grandi delusioni. Però sempre si è saputo rialzare. Ricordo benissimo il mio primo impatto con il pubblico all’Olimpico. Era dopo quel famoso 26 maggio e ho percepito la voglia di rivalsa e di combattere dei tifosi romanisti. In un certo senso l’ultima estate è stata piena di cose particolari per la storia della Roma. E come è successo allora quando tutti siamo ripartiti forte, l’auspicio è che questo ciclo possa portare grandi risultati alla Roma. Me lo auguro, darò il mio contributo da dirigente come ho fatto da calciatore“.

 


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