Virginia Raggi esclusiva: «Con i Friedkin si fa lo stadio. Anzi, due»

Intervista alla sindaca di Roma, che esce allo scoperto dopo lo stop a Tor di Valle
Virginia Raggi esclusiva: «Con i Friedkin si fa lo stadio. Anzi, due»
Roberto Maida
4 min

La parola-chiave è una: determinazione. Virginia Raggi la utilizza più volte per descrivere i Friedkin, alla cui concretezza discreta si appoggia per ottenere risultati concreti verso la costruzione dello stadio della Roma. Mercoledì scorso la sospirata revoca della delibera sul pubblico interesse, condizione necessaria e non sufficiente per procedere, ha riportato fiducia e ottimismo ma è soltanto il primo passo di un cammino che si annuncia lungo e accidentato. Lo sanno i Friedkin, lo sa la sindaca. Che tuttavia si sono trovati immediatamente allineati sulla frequenza dell’interesse convergente. Questo è un vantaggio che inizialmente Pallotta, con il suo quartiere immobiliare, non aveva. E proprio all’ex presidente, che via Twitter le aveva augurato una sconfitta elettorale, la Raggi ha riservato una risposta molto dura. I messaggi sono invece incoraggianti per la Lazio e per Lotito, che si stanno interessando alla ristrutturazione del Flaminio.

Sindaca, la revoca è andata dopo un’infinità di riunioni. Ma ora?

“Ora aspettiamo la presentazione di un progetto. Si è chiuso il capitolo di Tor di Valle, se ne apre uno nuovo per la Roma e per la città. Il nuovo stadio è accolto con favore da questa amministrazione perché porterà investimenti e posti di lavoro in un periodo economico molto delicato”.

Il 4 febbraio 2019 lei convocava una conferenza stampa in campidoglio presentando un hashtag: #lostadiosifa. Quale sarà lo slogan dello stadio dei Friedkin?

“Lo scriveremo insieme. La cosa più importante è la presa di coscienza: abbiamo di fronte una proprietà molto determinata e scrupolosa”.

Ha già incontrato i Friedkin. Avete un’idea sull’area?

“Non ne abbiamo ancora parlato. Non avrebbe avuto senso, sarebbe stato irrituale con un altro dossier ancora aperto. Aspetto la proposta”.

Non potete accelerare offrendo siti teoricamente disponibili?

“Sta scherzando? Non è possibile. Il proponente è il privato, noi valuteremo il progetto”.

Si parla di un incontro in tempi rapidi in Campidoglio.

“Confermo”.

Quando è previsto?

“A brevissimo. Non mi faccia dire di più. Solo un appello: Dan e Ryan, venite in Campidoglio. Vi sto aspettando”.

Dopo la presentazione di un progetto che tempi prevedete?

“E’ presto per dirlo. Il progetto stesso verrà analizzato dai vari uffici, i tecnici si parleranno. Ma noi siamo pronti a fare tutto nel più breve tempo possibile, naturalmente nel rispetto della legge. Siamo pronti, insomma”.

Sono passati nove anni dall’inizio dell’iter di Tor di Valle. Non si attribuisce alcuna responsabilità per il naufragio del progetto precedente?

“La nostra amministrazione ha fatto la sua parte. Abbiamo cancellato il primo progetto che era mostruoso, un milione di metri cubi dei quali soltanto il 14 per cento sarebbe stato destinato allo stadio, abbiamo contribuito ad aggiustarlo. Poi, c’è stata un’inchiesta, una due diligence interna. E nel frattempo è cambiata la proprietà della Roma”.

Perché i tifosi dovrebbero fidarsi di questo stadio dopo aver sperato a lungo nell’altro?

“Perché vogliamo tutti farlo: noi, la Roma, i cittadini. Ci siamo adeguati alle legittime scelte del privato di non ritenere più sostenibile l’operazione Tor di Valle. Pensi che, dopo la volontà manifestata dall’As Roma di ritirarsi, abbiamo provato a recuperare la situazione. Ma non c’erano i margini. Come dicevo prima, i Friedkin sono gente determinata che ha voluto approfondire il dossier prima di abbandonarlo”.

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