La Roma esce a testa alta dal King Power, con un pareggio che aumenta le speranze di andare in finale, con il ritorno da giocare tra sei giorni davanti ai settantamila che coloreranno l’Olimpico di giallorosso. La squadra di Mourinho ha saputo soffrire, si è difesa con ordine, senza mai sbandare. Roma tosta, compatta, concentrata. I giocatori si sono aiutati, anche nei momenti di maggior difficoltà, nei minuti iniziali e per gran parte del secondo tempo. Dietro Smalling è stato monumentale, un baluardo invalicabile, anche quando è rimasto al suo posto dopo aver perso sangue dal naso per uno scontro. In mezzo al campo per gran parte della partita la qualità nel palleggio di Pellegrini e Mkhitaryan ha fatto correre a vuoto il Leicester.
Ma la svolta della partita è arrivata dalla sinistra. Dove un ragazzino di vent’anni è cresciuto anche a livello internazionale. Nicola Zalewski è nato all’ospedale di Tivoli ma è di Poli, è italiano ma ha scelto di vestire la maglia della Nazionale polacca in onore del padre, scomparso pochi mesi fa. Non è un terzino, ma ha imparato a difendere e quando riparte si ricorda le sue origini da trequartista. Sa creare la superiorità numerica. Ha dato il via al gol che fa immaginare il sapore dolce della finale di Tirana. Una lunga discesa cominciata a centrocampo, ha saltato un uomo, il taglio perfetto per Pellegrini, che si è inserito in area e ha battuto Schmeichel con il pallone tra le gambe. Il gol che fa sperare la Roma è stato costruito a Trigoria da due prodotti del vivaio, due ragazzi scoperti da Bruno Conti che sono amici anche fuori dal campo, che condividono speranze e progetti. Dopo quel bellissimo gol la squadra di Mourinho ha arginato senza affanni il furore degli inglesi per tutto il primo tempo.
C’era grande attesa per Zaniolo, ma sono mancati i suoi spunti. Nella ripresa è stato sostituito. Il Leicester ha aumentato la pressione, il pareggio è sembrato inevitabile, giunto su una deviazione di Mancini, nel tentativo di contrastare Lookman davanti alla porta. È stato quello il momento più delicato per la Roma, che abbassato il baricentro e Abraham è rimasto troppo isolato. Ma l’inglese non ha voluto essere relegato a un ruolo di comprimario. Nel finale è andato a cercare il pallone fin dentro la sua area, ma soprattutto ha avuto due spunti che hanno portato la Roma vicina al raddoppio, clamorosa l’azione creata per Sergio Oliveira con un colpo di tacco. Su quella voglia di Abraham la Roma deve preparare la partita di ritorno. Perché può essere il centravanti inglese che ieri è rimasto a secco che manda a casa i suoi connazionali. Ma può essere anche il carisma di Mourinho a fare la differenza, perché José in questi momenti decisivi trova la sua comfort zone.