Roma: i due graffi di Zaniolo, El Shaarawy a quota 50

Non solo Volpato: ci sono altri protagonisti della sfida del Bentegodi
Roma: i due graffi di Zaniolo, El Shaarawy a quota 50
Roberto Maida
4 min

Il gol più facile, il gol più importante. Nicolò Zaniolo aspettava da tanto questa sensazione: il sibilo di quei secondi in cui il pallone sta entrando in rete, il boato dei tifosi in curva. Era ancora fermo a Tirana, 25 maggio, e in campionato non esultava addirittura dal 23 gennaio, quando tritò in contropiede la difesa dell’Empoli. A Verona ha lasciato quota zero in una fase della partita molto complicata, perché la Roma si era trovata in svantaggio senza neanche accorgersene. Il pareggio raggiunto prima dell’intervallo è stato propedeutico all’assedio organizzato da Mourinho nella ripresa.

Decisivo

Lui, Zaniolo, nel secondo tempo non è quasi sceso in campo. Ha provato a scrollarsi di dosso il dolore alla coscia, corricchiando durante l’intervallo, ma ha presto dovuto chiedere il cambio. Non ce la faceva, dopo essere stato picchiato senza pietà dai difensori avversari. Ma è anche grazie al suo lavoro spalle alla porta, di difesa del pallone e ripartenza poderosa, che la Roma ha potuto gestire la superiorità numerica: avendo provocato l’espulsione di Dawidowicz, Nico ha fornito un supporto alla squadra importante quanto il gol, che in fondo è stato un semplice tap-in dopo la combinazione tra l’illuminato Camara e lo sciagurato Abraham. 

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Fiducia

Prima della partita, intervistato da Dazn, aveva anticipato con una profezia ciò che sarebbe accaduto: «Ho tanta voglia di segnare. Finora a volte ho sbagliato io, a volte ho trovato un portiere bravo. Comunque sono stato anche sfortunato». Stavolta no, era nel posto giusto nell’attimo giusto. E ha potuto rispondere ai fischi e agli insulti del Bentegodi con un’esultanza moderata ma mirata: braccio e indice alzati, verso chi gli riversava parolacce di ogni tipo attribuendogli (ma perché?) la colpa dell’espulsione.

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La serie

Curiosamente, le sue ultime sei reti in Serie A sono arrivate in trasferta. Considerando anche il gol fondamentale nella finale di Conference, Zaniolo sta assumendo le caratteristiche da talento di esportazione. Ma magari è solo un caso. E’ ciò che Mourinho spera, visto che domenica prossima c’è il derby. Anche i tifosi della Lazio, come i veronesi, non lo accoglieranno con i tappeti rossi dopo le polemiche estive per il coro di insulti. Dopo essere rimasto in panchina l’ultima volta, Nicolò dovrà essere ancora bravo a non innervosirsi. Prima però c’è la partita decisiva di Europa League contro il Ludogorets. Se l’Uefa lo riabilita e il dolore alla coscia diminuisce, Zaniolo sarà un plusvalore prezioso per la Roma. Certe serate lo esaltano, come ricorda il Bodø-Glimt a cui rifilò una tripletta pochi mesi fa.

Il Faraone

Ma nel club degli esultanti c’è pure Stephan El Shaarawy, che giovedì scorso in concomitanza con il trentesimo compleanno si era visto assegnare e poi togliere un gol all’Hjk. Quello al Verona invece è tutto suo ed è spettacolare. Meritava una corsa sotto al settore ospiti, riempito da 3.800 romanisti: «Sì, ero molto felice perché è stato l’episodio che ha chiuso la partita e perché per me è il cinquantesimo. Abbiamo sofferto ma siamo riusciti a conquistare una vittoria molto pesante. Il segnale è che non molliamo mai. Tutti quelli che giocano, dall’inizio o a partita in corso, sanno di poter dare un contributo. Sono convinto che se diventiamo più concreti in zona-gol possiamo battere chiunque perché la Roma ha grande qualità»


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