Roma, i rischi del mercato. Ora ne fa le spese Mourinho

Solo prestiti e parametri zero: i nuovi innesti sono un punto interrogativo, il tecnico ha bisogno di tempo
Roma, i rischi del mercato. Ora ne fa le spese Mourinho© Getty Images
Jacopo Aliprandi
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ROMA - José Mourinho nelle prime due conferenze stampa stagionali contro Salernitana e Verona non ha voluto alimentare i dubbi riguardo le scelte della dirigenza sul mercato. Anzi, ha cercato di concentrare tutta l’attenzione sul lavoro quotidiano, consapevole che con gli arrivi tardivi dei rinforzi ci sarebbe stato bisogno di tempo per trovare la giusta quadra tattica e il feeling tra i nuovi e i vecchi giocatori. Sanches, Paredes, Lukaku, Azmoun: innesti ufficializzati dalla seconda metà di agosto in poi e che non hanno svolto la preparazione atletica con la squadra. Né l’attuale, né quella che hanno lasciato. Mourinho è rimasto in silenzio sul mercato estivo, ma ha sottolineato una verità assoluta: «Ci sono allenatori di club che scelgono i giocatori e chi arriva è la prima scelta. Noi siamo in una situazione diversa, non possiamo andare da un club per comprare un giocatore che ha fatto una grandissima stagione. Dobbiamo adattarci e rischiare prendendo giocatori di livello ma che sono a rischio infortuni. Siamo diventati esperti a lavorare con giocatori con potenziale, per dargli una stabilità per tornare al livello che hanno avuto. Questa è la nostra realtà, bisogna stare tranquilli con le aspettative basse».

Mercato, le esigenze economiche del club

Parole passate un po’ sotto traccia due settimane fa ma che adesso, durante il silenzio strategico del tecnico per evitare ulteriori polemiche, rispecchiano il momento difficile della Roma. Il mercato estivo, chiuso con il grande arrivo di Lukaku - è stato programmato più in base alle esigenze economiche che per quelle tattiche. Il settlement agreement ha inciso sulle scelte dei giocatori da parte di Tiago Pinto in una sessione non certo facile ma che non può adesso passare inosservata di fronte alle problematiche della Roma in queste prime tre giornate di campionato. Mourinho su questo mercato non ha avuto un ruolo, gli arrivi e gli addii di questa estate sono opera del lavoro del general manager e del suo staff. E della presidenza che ha lavorato intensamente con Pinto per arrivare a Lukaku.

Roma, il mercato delle occasioni

È una squadra quindi ancora “work in progress”, costruita in base alle occasioni low cost e non in base alle necessità tattiche di Mourinho. Ibañez è stato ceduto e non è stato sostituito con un centrale veloce, Matic - filtro davanti alla difesa - è andato via e sono arrivati Paredes e Sanches, profili diversi dal serbo. Il rinforzo sulla fascia destra, Kristensen, non ha dato l’idea di poter aumentare la spinta offensiva tra cross (uno riuscito in un due partite) e occasioni create (due). Aouar, buona qualità, non ha aumentato la velocità in mezzo al campo e si è già fermato (così come Renato), N’Dicka fin qui ha raccolto zero minuti e nelle amichevoli pre stagionali ha mostrato di non essere in condizione. Lukaku? Il grande acquisto, la speranza dei romanisti (e anche di Mou) per aumentare il peso offensivo e trovare i gol che sono mancati la scorsa stagione. Ma anche il suo arrivo è stato “occasionale”, non una scelta programmata sul mercato (dopo i tanti no estivi per i vari centravanti cercati), ma una situazione che la Roma si è trovata a catturare abilmente negli ultimi giorni di mercato. Mou a inizio stagione aveva fatto un solo nome: Morata.

Roma, serve tempo per diventare una squadra

Da quel no ha atteso gli sviluppi delle trattative portate avanti dal gm, adesso ha bisogno inevitabilmente di tempo per assemblare le caratteristiche dei nuovi giocatori e costruire un undici titolare. Lo stesso che ha fatto anche la scorsa stagione, quando però gli arrivi di Matic e Dybala, due sue scelte, hanno reso più rapido il tempo di costruzione della formazione. Anche nell’estate di un anno fa però le spese sono state ridotte, e gli innesti sono stati per lo più prestiti o parametri zero. L’unico acquisto è stato Celik, 7 milioni dal Lille, che decisamente non ha convinto nella capitale. Così come non hanno sfondato Shomurodov (26, 5 milioni) e Viña (13 milioni) acquistati due estati fa. Scelte sbagliate, innesti non all’altezza di un mercato che da tre anni prende in considerazione più le necessità economiche di quelle sportive. Il settlement agreement è un vero e proprio ostacolo.


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