Roma, come nasce il coro per Mourinho e perché è una richiesta d'amore

La Curva Sud lo ha osannato, José ringrazia: i tifosi sperano di trattenerlo alla Roma "a vita"
Roberto Maida
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Un coro lungo un minuto, di sollievo catartico, dopo il gol di Dybala. Una risposta in diretta, con la mano sul cuore, indirizzata inequivocabilmente verso la Curva Sud. Dopo le manifestazioni di vicinanza, dopo decine di sold out all’Olimpico, l’amore tra José Mourinho e i tifosi della Roma ha toccato il livello più alto. Mai, in due anni e mezzo, si era sentita una dichiarazione così esplicita, sulle note della celebre “Can’t take my eyes off you” e in particolare del ritornello “I love you baby” che sembra tagliato apposta sul feeling epidermico tra il capopopolo e la tribù.

Il ringraziamento di Mourinho

Mourinho ha detto grazie anche dopo, con un post social, e non smette di commuoversi davanti ai concetti diventati rito collettivo: «empatia», «gente», «famiglia». Difficilmente ascolterete o leggerete un’intervista nella quale l’allenatore non utilizza queste parole chiave. Non si può piacere a tutti, dicono, ma Mourinho sta smentendo anche questo adagio. Si ricorda a fatica un tecnico della Roma che abbia raccolto tanti consensi, un’adesione plebiscitaria che non è semplicemente riconoscenza per un risultato: è un esercizio di fiducia a tempo indeterminato, una cessione del credito emotivo. C’è chi ha vinto di più di Mourinho con la Roma senza polarizzare su di sé l’attenzione dell’intera tifoseria. Anche la scritta comparsa davanti all’ingresso del centro sportivo, alla vigilia di Roma-Udinese, assomigliava a una preghiera: José a vita con il punto esclamativo è un appassionato appello, è l’espressione di un timore, verso chi non ha ancora pensato a sistemare il rinnovo del contratto.

Il futuro di Mourinho

Non sarà lui, chiaramente, a chiedere alcunché a Dan Friedkin. Mourinho sa benissimo di essere stato vicino all’esonero, sia dopo la tremenda sconfitta di Genova sia alla vigilia della trasferta di Cagliari. Ma nelle dichiarazioni ufficiali, soprattutto perché confortato dal rapporto con il pubblico, ha sempre lasciato al presidente uno spiffero di dialogo. Non potrebbe mai raccontare di essere stato convocato per discutere il prolungamento, anche fosse vero, come non potrebbe annunciare a sei mesi dalla fine della stagione di essersi già accordato con un club saudita. Entrambe le verità sarebbero tossiche per la Roma, tanto più in un periodo di felicità ascendente. Ma la sensazione tra il detto e non detto è che tutto sia ancora possibile. Non facile, non probabile, ma almeno plausibile in un calcio dove le certezze durano molto meno dei contratti.

Mourinho, la corsa e lo studio

Quel che conta poi è l’attualità: domenica Mourinho si è lasciato andare a un’esultanza travolgente, affettuosa, persino verso un raccattapalle, che poi è il centrocampista classe 2007 Matteo Malafronte. Vi sembra uno che ha già staccato la spina? Ieri infatti già pensava alla strategia migliore per segnare tanti gol al Servette, giovedì a Ginevra, e riequilibrare il gap di reti rispetto allo Slavia Praga (-3) nella rincorsa al primato del girone di Europa League. Al futuro si dedicherà più avanti: i grandi non hanno fretta.


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