Roma, tutto inizia e finisce in Dybala

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Roma, tutto inizia e finisce in Dybala© AS Roma via Getty Images
Alessandro Barbano
4 min

Tutto inizia e finisce in Dybala. È lui che accende la Roma con il suo fluido magico, passa tra le linee, velocizza il ritmo con tocchi di velluto, inventa e fallisce due volte il gol, corre e affanna, ma alla fine la sua fragilissima sorgente si esaurisce e non c’è nulla da fare. I suoi errori pesano sulla trasferta elvetica che condanna i giallorossi, salvo miracoli nell’ultimo turno, allo spareggio contro i pescecani spiaggiati dalla Champions. Paulo è croce e delizia di questa squadra di ordinaria qualità. Dove se fai un errore, lo paghi, perché l’energia per colpire negli ultimi minuti stavolta non c’è. El Shaarawy scoppia, Celik si perde a destra, Spinazzola non fa la differenza, Pellegrini è ancora l’ombra del capitano coraggioso capace di segnare e servire assist a volontà. E Paulo all’87’, quando mancano ancora nove minuti effettivi, è già con la tuta in panchina a toccarsi i lividi presi sugli stinchi. Povero Lukaku. Lui sì che ne avrebbe ancora di birra, ma chi triangola con lui, chi lo smarca? Non demerita la Roma, che pure fa il sessantun per cento di possesso palla e spinge fino all’ultimo, ancorché senza più lucidità. Ma nessuno può seriamente impensierire la retroguardia svizzera, tutt’altra cosa dal burro visto all’andata all’Olimpico, quando la Roma è andata a segno quattro volte.

Non c'è Roma senza Dybala e Pellegrini

Sotto la pioggia gelida di Ginevra va in scena un altro Servette, dinamico a centrocampo, ordinato dietro, e per fortuna un po’ dilettantesco davanti, dove pure si libera al tiro, ma talvolta spreca, talvolta trova le braccia allungabili del bravissimo Svilar, incolpevole sulla beffa del tunnel di Bedia che gli passa in mezzo alle gambe e vale il pareggio. Il nuovo tecnico Weiler ha ricostruito modulo e carattere. Il Servette che ferma i giallorossi è una squadra totalmente rinnovata, ancorché per tre quarti con gli stessi giocatori di prima. Segno che il lavoro di un allenatore capace vale almeno quanto il potenziale di una rosa. Non sarà questo stop a fermare le ambizioni di Mourinho, che gioca per andare in fondo in Europa e ha tutte le carte per farlo. Ma perché il suo obiettivo si realizzi occorre che gli uomini chiave di questa squadra ritrovino la condizione dei giorni migliori. Non dico di Lukaku, sulla cui continuità è lecito scommettere fino alla fine. Ma di Dybala e Pellegrini. Non c’è vera Roma senza le loro invenzioni. Ieri l’argentino lo ha dimostrato ogni volta che ha toccato la palla con i suoi fragilissimi piedi fatati. Quanto al capitano, nessuno dubita che è solo questione di tempo, presto Pellegrini tornerà il leader che serve a questa squadra per avere alternative negli ultimi trenta metri. Ma è con questo tempo che lo Special dovrà fare i conti, in quella che si annuncia la più difficile e forse per questo la più stimolante sfida della sua avventura giallorossa, forse l’ultima.


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