Rabbia Roma, il motivo del silenzio stampa: ecco cosa ha fatto Mourinho al fischio finale

La direzione di gara non è piaciuta alla società. Club e tifosi dalla parte di José che ha guidato i suoi nel finale
Rabbia Roma, il motivo del silenzio stampa: ecco cosa ha fatto Mourinho al fischio finale© LAPRESSE
Jacopo Aliprandi
4 min

Tre ammonizioni e due espulsioni (una per doppio giallo), la Roma non ci sta e ha imposto il silenzio stampa alla fine della sfida contro la Fiorentina e di una settimana turbolenta sia per l’indagine della Procura Federale su Mourinho sia per la designazione (tra arbitro e Var) per la sfida di ieri che a Trigoria non era affatto piaciuta. Così dopo la partita nessun giocatore, né tantomeno Mourinho, si è presentato davanti alla telecamere e in conferenza stampa: troppa la rabbia per una direzione di gara che non è affatto piaciuta alla Roma e al tecnico che alla vigilia si era rifiutato di commentare la designazione per evitare di incappare in altre critiche esterne.

Di certo questo silenzio mai come ora è assordante e si porterà dietro gli strascichi non solo dell’arbitraggio di Rapuano ma anche dei giorni precedenti tra le accuse da parte dell’Aia (Pacifici in primis) e i malumori della Figc per le recenti dichiarazioni dello Special One.  

Cosa ha fatto Mourinho al triplice fischio

Mourinho appena finita la partita ha salutato nel tunnel il suo collega Italiano e poi ha lasciato immediatamente lo stadio. Nessuna indicazione da parte della Roma sulle motivazioni del silenzio, ma è facilmente intuibile il malumore per il doppio giallo a Zalewski, le poche ammonizioni estratte ai giocatori viola (Ranieri ha detto a Paredes: «Sei un miracolato») e l’eccesso di recupero nella ripresa. Netto il primo giallo dato al polacco, tanti dubbi da parte del club invece per il secondo sul contatto con Kayode. Per evitare di commentare gli episodi, il club ha scelto il silenzio stampa. Una scelta che conferma come in questo momento la società sia in sintonia con Mourinho dopo la difesa a spada tratta sulle parole del tecnico alla vigilia del Sassuolo su Marcenaro e Berardi.  

Corse, pizzini e amore
 

Facendo un passo indietro, a fine partita Mourinho era stanco come se l’avesse giocata anche lui. E in effetti soprattutto nel secondo tempo non è stato fermo un attimo. Ha corso su e giù per la fascia, ha guidato i suoi con il joystick per evitare errori quando si sono trovati prima in dieci e poi in nove. Un secondo tempo giocato in apnea nel quale il tecnico ha provato in tutti i modi di evitare una sconfitta che fino all’espulsione, un minuto prima il gol del pari, sarebbe stata del tutto immeritata. Mourinho è stato il vero trascinatore anche della sfida di ieri sera dall’inizio alla fine della partita. Anche prima, quando ha seguito dal campo il riscaldamento, poi quando si è preso l’abbraccio dell’Olimpico ma restando concentrato sul campo, e infine quando ha dato ogni tipo di indicazione ai suoi nel pressing finale della Fiorentina. Quel pizzino fatto recapitare da un giovane raccattapalle a Rui Patricio dice tutto: disposizioni tattiche anche per le palle inattive e sul posizionamento di Bove ed El Shaarawy per chiudere tutti gli spazi ed evitare gli inserimenti di Nico Gonzalez e Sottil falle fasce. La Roma si prende il pari e tante certezze dalla partita: un buon gioco fino all’espulsione, una squadra che segue il suo tecnico come un profeta, e una tifoseria che è tutta con lui: «Gli occhi inebriati di giallorosso, l’anima pervasa dal romanismo. José Mourinho romanista a vita», lo striscione della Sud. Non c’è nient’altro da aggiungere.  


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