Mourinho, Harry Potter e Luis Enrique: retroscena e ricordi tra Roma, Inter e Real

L'allenatore giallorosso, dopo la batosta nel derby e prima del Milan, cita il mago. Non è la prima volta e in quella sala stampa non è stato l'unico: il racconto tra passato, presente e futuro

Dice Silente a Harry Potter: "Sono le scelte che facciamo, Harry, che dimostrano quel che siamo veramente, molto più delle nostre capacità". Le scelte di José Mourinho hanno dimostrato, però, anche le sue capacità. Perché sono (state) esattamente le sue scelte che lo hanno portato ad essere uno degli allenatori più vincenti della storia. Non è un mago, ma uno che ha tirato sempre fuori il meglio da se stesso e dagli altri sì. Quando incontri una persona che ti piace, che ti colpisce, che ti stimola, spesso vuoi essere la miglior versione di te stesso per lei. Ecco, José Mourinho fa sì che gli altri provino ad essere sempre, o quasi, la loro miglior versione. E questo si traduce in partite vinte, coppe e trofei. Tituli. Quando ci riesce con squadre all'altezza è semplicemente bravo. O bravissimo. Quando ci riesce con squadre che all'altezza non lo sono (la Roma, a cui ha regalato due finali europee di fila) ecco che allora diventa un mago. O meglio, le aspettative diventano all'altezza di uno spettacolo di magia. Dopo la batosta del derby, e prima di andare a Milano, in casa del Milan, senza Smalling, N'Dicka, Kumbulla, Abraham, Aouar, Renato Sanches, Azmoun e Dybala, con Mancini che non si allena e Lukaku e Cristante in debito d'ossigeno, Mourinho ritira fuori una frase che aveva detto già in passato: "Qui non sono José Mourinho Felix, ma José Harry Mourinho Potter". Un mago, appunto. Non perché lui ci si senta, ma perché è così nell'immaginario romanista. I tifosi più incredibili "incontrati nella mia carriera" magari adesso sono un po' meno felici e un po' meno compatti, ma quando un allenatore come Mou ti regala un trofeo dopo quindici anni e due finali di fila in Europa che non avevi mai fatto, come fai a non sperare che, nonostante tutto, la magia non avvenga anche stavolta? Lo speri. E forse non c'è niente di male, visto che in passato anche all'Inter e al Real Madrid, che qualche titulo in più in bacheca lo hanno, i tifosi hanno fatto diventare José Mourinho Felix il mago José Harry Mourinho Potter.


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Mourinho Harry Potter, lo striscione ai tempi dell'Inter

L'anno è il 2010, il mese quello di marzo. L'Inter si gioca lo scudetto con la Roma, che le contenderà anche la coppa Italia. Sono mesi intensi, la stagione nerazzurra può essere da sogno (come poi effettivamente sarà, visto il Triplete finale) o da incubo, perché la Roma di Ranieri non molla un centimentro. I tifosi dell'Inter sono impazziti per Mourinho da tempo, in quei giorni ancora di più e durante Inter-Genoa compare lo striscione "Harry Mou" con tanto di fotomontaggio. Da chi era firmato? I seguaci del mago di Setubal,


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Mourinho Harry Potter, le parole dal Bernabeu

L'anno è sempre il 2010: cambia la città (Madrid), cambia il mese (settembre) e quindi cambia tutto. Mou lascia l'Inter dopo il trionfo in Champions, vola a Madrid dove non conta solo vincere, ma anche giocare bene. E allora qualcuno non gradisce le prestazioni della squadra. Anzi la prestazione, singolare, perché gli articoli durissimi arrivano dopo il brutto pari all'esordio contro il Maiorca: "Sono un allenatore, non sono Harry Potter. La magia non esiste nella realtà, la magia è finzione e io vivo nel calcio, che è reale. Sono al Real da un paio di mesi, avremo fatto una quarantina di allenamenti. Sapete quanti ne abbiamo fatti con tutto il gruppo, compresi i nuovi acquisti? Nemmeno 10. Ripeto: nemmeno 10". La storia gli dà ragione: con il Real, in totale, vince Liga (con record di punti), coppa del Re e Supercoppa spagnola.


Harry Potter e il precedente di Luis Enrique con la Roma

Non ha esattamente lo stesso profilo, e neppure lo stesso palmares, Luis Enrique. Una cosa in comune con Mourinho, almeno riferendoci ai tempi della Roma, il tecnico spagnolo ce l'ha: anche lui, da allenatore romanista, nomina Harry Potter. Anno 2011, a Riscone sta nascendo la sua prima (e unica) squadra giallorossa, il mercato non decolla, Luis capisce subito (o forse no) l'aria che tira e dice: "Non sono Harry Potter, non ho la sfera di cristallo, non so dove potrá arrivare la Roma. Mancano ancora giocatori. Chi non si identifica con il progetto, meglio che se ne vada. Sono ottimista per quello che vedo in allenamento, mi piace l'atteggiamento dei giocatori". Come è finita? Roma fuori dalle coppe, Luis Enrique fuggito a gambe levate insieme al suo staff, progetto fallito. Altro che magia. Con Mourinho, già adesso, si può dire che è tutta un'altra storia. Magica, comunque finirà perché è vero che sono le scelte che facciamo a determinare chi siamo, ma lo sono anche le nostre capacità.

 


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Dice Silente a Harry Potter: "Sono le scelte che facciamo, Harry, che dimostrano quel che siamo veramente, molto più delle nostre capacità". Le scelte di José Mourinho hanno dimostrato, però, anche le sue capacità. Perché sono (state) esattamente le sue scelte che lo hanno portato ad essere uno degli allenatori più vincenti della storia. Non è un mago, ma uno che ha tirato sempre fuori il meglio da se stesso e dagli altri sì. Quando incontri una persona che ti piace, che ti colpisce, che ti stimola, spesso vuoi essere la miglior versione di te stesso per lei. Ecco, José Mourinho fa sì che gli altri provino ad essere sempre, o quasi, la loro miglior versione. E questo si traduce in partite vinte, coppe e trofei. Tituli. Quando ci riesce con squadre all'altezza è semplicemente bravo. O bravissimo. Quando ci riesce con squadre che all'altezza non lo sono (la Roma, a cui ha regalato due finali europee di fila) ecco che allora diventa un mago. O meglio, le aspettative diventano all'altezza di uno spettacolo di magia. Dopo la batosta del derby, e prima di andare a Milano, in casa del Milan, senza Smalling, N'Dicka, Kumbulla, Abraham, Aouar, Renato Sanches, Azmoun e Dybala, con Mancini che non si allena e Lukaku e Cristante in debito d'ossigeno, Mourinho ritira fuori una frase che aveva detto già in passato: "Qui non sono José Mourinho Felix, ma José Harry Mourinho Potter". Un mago, appunto. Non perché lui ci si senta, ma perché è così nell'immaginario romanista. I tifosi più incredibili "incontrati nella mia carriera" magari adesso sono un po' meno felici e un po' meno compatti, ma quando un allenatore come Mou ti regala un trofeo dopo quindici anni e due finali di fila in Europa che non avevi mai fatto, come fai a non sperare che, nonostante tutto, la magia non avvenga anche stavolta? Lo speri. E forse non c'è niente di male, visto che in passato anche all'Inter e al Real Madrid, che qualche titulo in più in bacheca lo hanno, i tifosi hanno fatto diventare José Mourinho Felix il mago José Harry Mourinho Potter.


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