Dice Silente a Harry Potter: "Sono le scelte che facciamo, Harry, che dimostrano quel che siamo veramente, molto più delle nostre capacità". Le scelte di José Mourinho hanno dimostrato, però, anche le sue capacità. Perché sono (state) esattamente le sue scelte che lo hanno portato ad essere uno degli allenatori più vincenti della storia. Non è un mago, ma uno che ha tirato sempre fuori il meglio da se stesso e dagli altri sì. Quando incontri una persona che ti piace, che ti colpisce, che ti stimola, spesso vuoi essere la miglior versione di te stesso per lei. Ecco, José Mourinho fa sì che gli altri provino ad essere sempre, o quasi, la loro miglior versione. E questo si traduce in partite vinte, coppe e trofei. Tituli. Quando ci riesce con squadre all'altezza è semplicemente bravo. O bravissimo. Quando ci riesce con squadre che all'altezza non lo sono (la Roma, a cui ha regalato due finali europee di fila) ecco che allora diventa un mago. O meglio, le aspettative diventano all'altezza di uno spettacolo di magia. Dopo la batosta del derby, e prima di andare a Milano, in casa del Milan, senza Smalling, N'Dicka, Kumbulla, Abraham, Aouar, Renato Sanches, Azmoun e Dybala, con Mancini che non si allena e Lukaku e Cristante in debito d'ossigeno, Mourinho ritira fuori una frase che aveva detto già in passato: "Qui non sono José Mourinho Felix, ma José Harry Mourinho Potter". Un mago, appunto. Non perché lui ci si senta, ma perché è così nell'immaginario romanista. I tifosi più incredibili "incontrati nella mia carriera" magari adesso sono un po' meno felici e un po' meno compatti, ma quando un allenatore come Mou ti regala un trofeo dopo quindici anni e due finali di fila in Europa che non avevi mai fatto, come fai a non sperare che, nonostante tutto, la magia non avvenga anche stavolta? Lo speri. E forse non c'è niente di male, visto che in passato anche all'Inter e al Real Madrid, che qualche titulo in più in bacheca lo hanno, i tifosi hanno fatto diventare José Mourinho Felix il mago José Harry Mourinho Potter.