Gli ha parlato, lo ha nominato, lo ha responsabilizzato. Da capitano a capitano, da romanista a romanista, da campione a campione. Daniele De Rossi si affida alla sua diretta emanazione, Lorenzo Pellegrini, per portare fuori subito la Roma fuori dal fango. I due si conoscono bene, hanno giocato insieme, hanno condiviso momenti indimenticabili come la notte del 3-0 al Barcellona. E ora si ritrovano in ruoli diversi senza essersi mai persi del tutto. In pochi forse lo ricordano ma Lorenzo, all’epoca ben lontano dalla fascia del leader, prese la parola subito dopo Daniele nel giorno del discorso d’addio nello spogliatoio, in quel toccante 26 maggio contro il Parma. Poi Pellegrini segnò anche il primo gol della partita, che chiuse le storie romaniste di De Rossi giocatore e di Ranieri allenatore.
Pellegrini, mesi tormentati
Diciamolo serenamente, perché non è giusto neanche cercare un colpevole: Pellegrini fin qui ha vissuto mesi tormentati, in campo e fuori, tra infortuni e gossip, perdendo piano piano il feeling con Mourinho, con il quale il rapporto era stato eccezionale fino al trionfo di Tirana. Della sua stagione restano il gol contro il Frosinone e la magia da fuoriclasse contro il Napoli, quando però l’allenatore lo aveva degradato. Il talento di casa era stato ormai sorpassato dal nuovo che avanza, il tenace e delicato Edoardo Bove, nato sei anni più tardi a pochi isolati da casa sua, uno dei fratelli che lui stesso aveva accompagnato nel processo di maturazione tecnica e caratteriale a Trigoria.
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