Roma, in Curva Sud lo sciopero del cuore

Leggi il commento del direttore del Corriere dello Sport-Stadio
Ivan Zazzaroni
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La Curva Sud ha annunciato la contestazione ai Friedkin. È la prima in quattro anni e due finali europee, la prima a un presidente che ha messo quasi un miliardo nella Roma. Non penso che la cosa turberà il sonno di Dan e Ryan, tuttavia il segnale è potente, oltre che civile, sempre che non si verifichino episodi di violenza. Uno sciopero bianco: trenta minuti senza il sostegno del cuore pulsante della tifoseria non sono pochi, è il silenzio che fa più rumore. Probabilmente gli unici che se ne gioveranno - ma solo per mezz’ora - saranno i calciatori, in queste ore presi di mira proprio dalla gente.

Per capire il senso della contestazione è sufficiente tornare indietro di otto mesi, a gennaio. Una reazione del genere la Sud non l’ebbe dopo l’esonero di Mourinho soltanto perché i Friedkin si protessero con lo scudo De Rossi, uno dei giocatori più amati, fedeli e stimati della storia della Roma, peraltro tradito una volta da Pallotta. È possibile che Daniele non fosse ancora pronto per sedere su quella panchina, la sua panchina, enorme e complicatissima. Ma accettò la sfida: non avrebbe potuto rinunciare. In quell’occasione gli americani dimostrarono di avere il senso della piazza. Questa volta no, hanno toppato di brutto, indipendentemente da quale sarà l’esito della gestione Juric.

A mio avviso la protesta della Sud è cumulativa e restituisce al calcio e alla Roma un po’ della sua storia, dei suoi valori. L’ho già scritto e lo ribadisco: i Friedkin hanno il diritto di prendere le decisioni che vogliono, ma non possono passare senza conseguenze sopra al passato. Di cose buone ne hanno fatte tante, di errori anche: sbagliarono quando licenziarono Mourinho, riportando la Roma dentro il Grande Raccordo Anulare. Sbagliarono una seconda volta quando fecero tre anni di contratto a De Rossi, che sarebbe rimasto anche con un anno più uno, e promisero l’inizio di un percorso alla Leverkusen. Hanno sbagliato di nuovo cacciando Daniele dopo 4 partite non cumulabili con le precedenti 7, visto che ora la squadra è stata rafforzata, pur se in ritardo.

Non meritano un commento le interpretazioni date da alcuni “fantasisti” alle cause del licenziamento: sono spuntati forni di cognati di Ghisolfi, incontri di pugilato nello spogliatoio di Marassi, tutte cazzate che qualcuno avrebbe dovuto smentire pubblicamente per il bene della squadra. La più colpita dalla contestazione è stata ed è la fin troppo determinata ad Lina Souloukou, ma con una ferocia a tratti maschilista decisamente censurabile. Nel recente passato della Roma ci sono stati dirigenti maschi che hanno fatto anche di peggio. Ad ogni modo, quando ci sono di mezzo gli americani, la solidità di un posto o di un ruolo è una pia illusione.

PS. Al tifoso che con Mou e DDR ha riempito costantemente lo stadio pagando fior di quattrini bisognerebbe far sentire ogni tanto la voce del “padrone” o della società. Altrimenti si autorizza l’assenza del cuore. Altro che lo sciopero.


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