Retroscena Lina Souloukou: dal viaggio in Svizzera al comunicato, tutti i segreti

La Ceo sceglie la strada delle dimissioni per le minacce ricevute e sapendo che la storia era alla fine: il volo dai Friedkin e il racconto di tutto quello che è accaduto davvero
Roberto Maida

I l solito comunicato mattutino, la solita sentenza inappellabile: Lina Souloukou non è più la Ceo della Roma. L’annuncio è arrivato nel giorno della contestazione dei tifosi. E non è un caso. I Friedkin ripetono la procedura già applicata a gennaio: prima esonerano l’allenatore, subito dopo recepiscono le dimissioni del rivale interno. Souloukou, come Tiago Pinto, aveva il contratto in scadenza che non sarebbe stato rinnovato. E’ stato semplice in entrambi i casi arrivare a una separazione consensuale.

Lo stato d'animo

La situazione era diventata incandescente a livello ambientale. Dentro e fuori Trigoria. Giusto sabato si era saputo che l’amministratrice delegata era stata messa sotto tutela per la sicurezza sua e della famiglia. Soulokou era molto scossa per quanto stava accadendo. Le scritte sui muri, i post minacciosi sui social, forse anche qualche insulto per strada. Ha due figli piccoli e non era più sufficientemente serena da svolgere il suo lavoro. Nemmeno quando dirigeva l’Olympiacos, che rappresenta una piazza calda come il Pireo, si era mai sentita in pericolo. Ma l’addio alla Roma non dipende solo da questo.


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Il viaggio

Souloukou già aveva disertato la trasferta di Genova, l’ultima partita di De Rossi. E ieri non sarebbe comunque andata allo stadio per ragioni di opportunità, visto che i romanisti attribuiscono a lei la colpa di vilipendio di una bandiera oltre ad altri errori gestionali (Dybala, Zalewski). E così ha voluto chiudere in fretta la questione chiedendo un incontro ai Friedkin, che l’hanno ricevuta sabato nella loro residenza in Svizzera per formalizzare la fine del rapporto. Ieri mattina è stato ufficializzato il divorzio di cui a Trigoria si parlava da qualche settimana.

L’impegno

Nella nota diffusa sul web, un po’ curiosa nei contenuti, la società assicura comunque che «la proprietà resta pienamente concentrata sulla crescita e sul successo della Roma, con una costante attenzione ai valori che rendono la nostra squadra così speciale». E’ un modo forse per smentire le indiscrezioni su un imminente disimpegno dei Friedkin, a fronte di ipotetiche offerte di fondi sauditi sulle quali tra l’altro Souloukou era molto vigile.


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Il futuro

La manager greca potrebbe ora trovare lavoro proprio in Arabia. Per quanto riguarda la Roma invece le novità potrebbero non essere finite. A tutti i livelli. Per il ruolo di Ceo a Trigoria si parla della promozione di Lorenzo Vitali, avvocato che nella Roma è molto stimato. Ma è meglio non dare niente per scontato nell’epoca dei dirigenti selezionati attraverso gli algoritmi. Non solo. Dovrà essere valutata per esempio la posizione di Florent Ghisolfi, il direttore tecnico che Souloukou aveva progressivamente esautorato e che ieri è stato il primo ad abbracciare Ivan Juric dopo la vittoria contro l’Udinese: i due hanno legato immediatamente. Sarà Ryan Friedkin a occuparsi della transizione.

L’allenatore

In questo quadro paradossale persino Juric potrebbe diventare oggetto di dibattito, anche se l’ottimo inizio lo aiuterà ad allontanare la bufera. Alla fine della partita il nuovo allenatore ha mandato un messaggio di solidarietà a Souloukou, che ha contribuito a portarlo a Trigoria attraverso il procuratore Riso: «Mi dispiace molto per quello che ha passato. Se fosse successo a me e ai miei figli sarei rimasto sconvolto allo stesso modo. Le dimissioni? Le ho apprese dalla televisione». Juric non ha alcuna responsabilità di quanto è accaduto alla Roma prima di lui, chiaramente. E ha accettato con entusiasmo la sfida di guidare «la squadra più grande della mia carriera». Ora però deve tenersela con la forza del suo lavoro.


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I l solito comunicato mattutino, la solita sentenza inappellabile: Lina Souloukou non è più la Ceo della Roma. L’annuncio è arrivato nel giorno della contestazione dei tifosi. E non è un caso. I Friedkin ripetono la procedura già applicata a gennaio: prima esonerano l’allenatore, subito dopo recepiscono le dimissioni del rivale interno. Souloukou, come Tiago Pinto, aveva il contratto in scadenza che non sarebbe stato rinnovato. E’ stato semplice in entrambi i casi arrivare a una separazione consensuale.

Lo stato d'animo

La situazione era diventata incandescente a livello ambientale. Dentro e fuori Trigoria. Giusto sabato si era saputo che l’amministratrice delegata era stata messa sotto tutela per la sicurezza sua e della famiglia. Soulokou era molto scossa per quanto stava accadendo. Le scritte sui muri, i post minacciosi sui social, forse anche qualche insulto per strada. Ha due figli piccoli e non era più sufficientemente serena da svolgere il suo lavoro. Nemmeno quando dirigeva l’Olympiacos, che rappresenta una piazza calda come il Pireo, si era mai sentita in pericolo. Ma l’addio alla Roma non dipende solo da questo.


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