
ROMA - Infortuni, prestazioni, personalità: Artem Dovbyk è un caso. E anche piuttosto allarmante. Al Fulvio Bernardini inevitabilmente non può che esserci preoccupazione per il rendimento del centravanti ucraino ma anche per il suo continuo stato di forma che non tende a migliorare. Come se non bastasse i continui problemi fisici avuti dall’ex Girona non gli hanno praticamente mai permesso di giocare al meglio della condizione, complici non solo i fastidi al ginocchio ma anche una tendinite che si trascina ormai dalla fine di settembre. Oltre a quella febbre che praticamente ha tolto (e continua a farlo, vedi Paredes e Hummels) un giocatore a partita dalla formazione giallorossa.
Zero assoluto
Insomma, la condizione atletica non gli permette certo di brillare ma non può neanche essere la giustificazione per una prestazione contro il Como che ha segnato il numero zero in quasi tutte le statistiche della partita. Numeri preoccupanti (eufemismo), certamente imbarazzanti anche per lui, un attaccante che sei mesi fa veniva incoronato Pichichi della Liga. Quasi una maledizione per Artem, che non possiede neanche quella personalità calcistica così forte da abbattere le etichette, così come il costo del suo cartellino (40 milioni) che ora pesa come un macigno nelle valutazioni su di lui. Tornando allo zero, in 52 minuti giocati da Dovbyk al Sinigaglia, le voci offensive (Opta) riportano un rendimento disastroso del centravanti. Ecco allora lo zero nei gol (chiaramente), nei tiri totali, nei tocchi in area avversaria, nelle grandi occasioni, negli ingressi nella trequarti avversaria, nei cross, nei dribbling riusciti e nei possessi guadagnati.
Certo, la squadra non lo aiuta e abbiamo sostenuto questa tesi e supportato in questi mesi le parole dei tre allenatori passati per Trigoria. Ciò nonostante i dati horror delle sue prestazioni non sono giustificabili soltanto dal poco sostegno dei suoi compagni. Altri numeri del suo Como-Roma: due passaggi riusciti (su sette), due duelli vinti (su otto), un duello aereo vinto (su tre). Il numero più alto della sua prestazione, otto, riguarda invece i possessi persi.
Condizione e personalità
Gettato nella mischia da Ranieri all’inizio del secondo tempo, Dovbyk non è mai riuscito a toccare un pallone dentro l’area di rigore avversaria. Ed era proprio il compito per cui il tecnico lo aveva inserito in campo visto che nei primi 45 minuti i quattordici cross fatti dalle fasce non erano stati raccolti dal centravanti/trequartista Dybala. "Con Dovbyk dobbiamo ancora lavorare e lui deve salire di condizione visto che da quando sono arrivato è stato male: lasciamolo crescere e lui ci darà soddisfazioni - le parole di Ranieri - prima cosa deve migliorare l’aspetto fisico: uno come lui se non sta bene fisicamente non è che possa aiutarti in altre maniere". Insomma, o fisico o niente. O ha una buona condizione oppure è un giocatore da non utilizzare? Visti i 40 milioni di euro spesi in estate per lui, probabilmente ci si aspetta qualcosa in più, al di là dello stato di forma. Ci si aspetta di più anche nell’interpretazione della partita e nella sua personalità che fin qui ancora non è emersa in questa avventura romana.