Dybala svela: "Tiago Pinto mi propose la maglia numero dieci di Totti. Il no all'Arabia? Per l'affetto di Roma"

Le dichiarazioni del calciatore argentino: "La finale di Budapest mi fece malissimo. E su Mourinho..."
Dybala svela: "Tiago Pinto mi propose la maglia numero dieci di Totti. Il no all'Arabia? Per l'affetto di Roma"© AS Roma via Getty Images

Paulo Dybala, fermo ai box fino a fine stagione dopo l'operazione per la lacerazione tendinea accusata lo scorso marzo contro il Cagliari, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di Si.com toccando tantissimi argomenti: l'arrivo alla Roma, José Mourinho, la finale di Europa League e il no all'Arabia Saudita.

Roma, Dybala: "Non potevo ignorare la chiamata di Mourinho"

La Joya ha infatti ricordato come Mourinho l'abbia convinto a trasferisi alla Roma: "Un giorno, uno dei miei procuratori venne da me e mi disse che Mourinho voleva parlarmi. Certo, Mourinho è speciale: è un allenatore che ha vinto tutto, una persona unica. Non potevo ignorare la sua chiamata. Ma sapevo che mi avrebbe convinto, ed è per questo che ho voluto aspettare. La prima volta abbiamo solo avuto una bella chiacchierata, è stata una lunga conversazione, ma non ha fatto pressione per ottenere una risposta immediata. Ma il giorno dopo voleva richiamarmi, così gli ho detto di darmi qualche ora per parlare con la mia famiglia e mia moglie. Ho parlato con loro e con la mia squadra e, una volta presa la decisione di unirmi alla Roma, gli ho mandato un messaggio dicendogli: 'A presto'. E con quello abbiamo concluso l'affare".


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"Tiago Pinto mi propose la maglia numero dieci"

Ma non è finita qui. Tiago Pinto, all'epoca direttore sportivo giallorosso, gli propose la maglia numero dieci: "Si è presentato con la maglia numero dieci. Totti è stato il numero dieci della Roma ed è stato amatissimo dalla gente. Per quello che rappresenta per questa città. Ovviamente ho pensato non fosse il momento adatto per fare una cosa del genere. La presentazione al Colosseo Quadrato? Prima di uscire potevo vedere la situazione da dentro ed è stata una delle poche volte nella mia vita in cui le gambe mi tremavano un po' ".


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"La finale di Europa League mi fece malissimo"

L'argentino è tornato a parlare anche della finale di Budapest: "È sempre brutto perdere. Credo che la sconfitta faccia parte del gioco. Mi fece malissimo. Stavo molto male perché credevo che il gruppo meritasse la vittoria. Pensi ai tuoi compagni, alla squadra, alla tua gente".


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"Vi spiego il no all'Arabia Saudita"

Infine, sul no all'Arabia Saudita la scorsa estate: "Non mentirò, sono numeri che fanno davvero riflettere, ti chiedi: "Che faccio?", ma penso che ci siano cose più importanti. La verità è che sono molto felice qui a Roma e anche la mia famiglia è molto felice qui. A volte ti spingono a prendere queste decisioni. Non sono decisioni di uno, a volte i club hanno bisogno di fare scelte che vanno contro i principi e le idee dei giocatori, ma dall'altro lato, l'affetto che ricevo dalla Roma, dai tifosi, dalla società, dalla proprietà e dalla gente in strada, non so se lo troverei da nessun'altra parte. E questo è un aspetto da considerare. Come vivi qui, come vive la tua famiglia, di quello che vogliamo per il nostro futuro. Quindi non è stato facile. Abbiamo parlato tanto, ci abbiamo pensato tanto e alla fine quando devi mettere qualcosa sulla bilancia, bisogna puntare su ciò che pesa di più, ed è per questo che abbiamo deciso di rimanere a Roma".

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Paulo Dybala, fermo ai box fino a fine stagione dopo l'operazione per la lacerazione tendinea accusata lo scorso marzo contro il Cagliari, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di Si.com toccando tantissimi argomenti: l'arrivo alla Roma, José Mourinho, la finale di Europa League e il no all'Arabia Saudita.

Roma, Dybala: "Non potevo ignorare la chiamata di Mourinho"

La Joya ha infatti ricordato come Mourinho l'abbia convinto a trasferisi alla Roma: "Un giorno, uno dei miei procuratori venne da me e mi disse che Mourinho voleva parlarmi. Certo, Mourinho è speciale: è un allenatore che ha vinto tutto, una persona unica. Non potevo ignorare la sua chiamata. Ma sapevo che mi avrebbe convinto, ed è per questo che ho voluto aspettare. La prima volta abbiamo solo avuto una bella chiacchierata, è stata una lunga conversazione, ma non ha fatto pressione per ottenere una risposta immediata. Ma il giorno dopo voleva richiamarmi, così gli ho detto di darmi qualche ora per parlare con la mia famiglia e mia moglie. Ho parlato con loro e con la mia squadra e, una volta presa la decisione di unirmi alla Roma, gli ho mandato un messaggio dicendogli: 'A presto'. E con quello abbiamo concluso l'affare".


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