Roma, la differenza la fa Dybala

Roma, la differenza la fa Dybala© AS Roma via Getty Images
Ugo Trani
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La vela giallorossa è sempre la stessa. Robusta e ancora tiratissima. Quella che servì a indirizzare la prua verso Tirana per tornare a casa con la Conference e che adesso basta per il tris al fragile Hjk Helsinki e incredibilmente con più Joya. È del resto lo stesso, responsabile della plancia di comando, anche l’allenatore più speciale che ci sia, il Re di coppe che ritrova accanto Zaniolo, il bello di notte (26 maggio) che firmò l’impresa in Albania.  

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Pure la gente è la stessa, capace di ingrossare l’Olimpico d’amore e passione senza poter lasciare spazi e sogni ad altri, a cominciare da chi vorrebbe esserci. Sold out e basta, ormai dalla stagione passata. Eppure qualcosa di nuovo c’è. E solo inizialmente non si vede. Il diminutivo non deve ingannare. Lo chiamano Paolino solo per affetto e per coccolarlo come non hanno più voluto fare a Torino. Il nome, invece, è ingombrante per il campione che a sentire Mourinho addirittura la Roma non si poteva permettere. La differenza, da maggio a oggi, la fa Dybala. Già si è visto e nessuno si è meravigliato. Joya pazzesca per i tifosi, ma soprattutto per i compagni. E per Josè che lo ha invitato a bordo per l’inedita avventura da vivere insieme. Romanticamente e orgogliosamente. 

La sorgente creativa di Dybala

Mourinho, dopo la settima partita (sempre titolare), ha però detto (momentaneamente) stop. Paolino in panchina per il debutto casalingo in Europa League. Da preservare per la sfida di domenica, sempre qui, contro l’Atalanta capolista. Anche l’argentino sale dunque sulla giostra del turnover, quattro innesti dopo la vittoria di lunedì a Empoli: Vina da centrale sinistro in difesa, Karsdorp a destra, Zaniolo al rientro sulla linea di Pellegrini e dietro a Belotti, battezzato centravanti di coppa. Escono, con Dybala, Smalling, Celik e Abraham. Josè guarda al campionato, credendo che ci possa essere la Roma pure senza Joya. E senza nemmeno sapere che avrebbe affrontato l’Hjk in superiorità numerica dal minuto 15 per l’espulsione di Tenho. 

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La Roma, però, fatica proprio lì davanti. Come se ormai si fosse abituata al genio di Dybala. Ed è così, basta aspettare per la conferma. I giallorossi arrivano all’intervallo a digiuno. Zaniolo, al rientro, spreca e non basta la generosità di Belotti. L’occasione migliore, pensate un po’, è di Hoskonen, palo rumoroso, tanto per tenere in apprensione i 60 mila (abbondanti) dell’Olimpico. Meglio, quindi, andare sul sicuro. Josè, nella ripresa, riparte con Dybala e la formula più spregiudicata a disposizione. Restano in campo Pellegrini, Zaniolo e Belotti per il rombo magico che fa cantare subito la Sud. Settanta secondi per rigonfiare la vela. Paulino inizia l’azione e la chiude di sinistro nell’angolo. Due palloni toccati e via. Lancio per ripartire e carezza per festeggiare. Di secondi ne bastano poi duecentoquindici per il ko. Dybala sveglia Zaniolo e sblocca Pellegrini. Prima rete stagionale del capitano su assist di Nico. Che offre il bis per il primo sorriso giallorosso di Belotti. 


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