Diabolik - Ginko all'attacco, la recensione: un film fuori tempo massimo

Perché la pellicola dei Manetti Bros. non convince: soporifera e con incredibili buchi di sceneggiatura
Diabolik - Ginko all'attacco, la recensione: un film fuori tempo massimo© ANSA
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Diabolik - Ginko all’attacco è il sequel del film del 2021, tratto dai celebri albi della Astorina, nelle sale italiane dal prossimo 17 novembre. Ancora alla regia i Manetti bros, nel cast sono confermati Miriam Leone nei panni di Eva Kant e Andrea Mastandrea in quelli dell’ispettore GInko; recasting invece, per il ruolo di Diabolik, dopo l’esperienza conflittuale con Luca Marinelli, la coppia di registi ha scelto Giacomo Gianniotti, già in Grey’s Anatomy. Rispetto al primo capitolo, i Manetti non hanno cambiato approccio. Diabolik - Ginko all’attacco è l’adattamento fedele di una delle storie del Re del Terrore, uscita nel 1964, e il film risente proprio della struttura aderente a un fumetto vecchio stampo, perseguendo la fedeltà filologica a ogni costo. Ne esce fuori un Diabolik - Ginko all’attacco secondo i canoni di un cinema ormai fuori tempo massimo: staticità, montaggio d’altri tempi, recitazione atona, sceneggiatura didascalica. Come il suo predecessore, Diabolik - GInko all’attacco è più vicino ai classici degli anni Cinquanta e Sessanta, soprattutto i primi James Bond, senza condividerne il gusto per l’azione e la qualità dell’intreccio. Bondiana, ad esempio, è la sequenza musicale che, il primo spericolato furto di Diabolik, è affidata a Diodato con il brano “Se mi vuoi”, ma anche in questo caso si tratta di una sterile messa in scena di un qualcosa già visto decine di volte.

Quante incongruenze nella sceneggiatura

Preponderante è una narrazione parlata, non per immagini, i colpi di scena telefonati, le interpretazioni sono fredde per quanto riguarda i personaggi principali, macchiettistiche per i secondari - dove si registra il recupero di un’icona della cultura pop italiana anni Ottanta come Andrea Roncato. Lasciamo stare le incongruenze di sceneggiatura (sappiamo dal primo film che Eva Kant era una sorta di personaggio pubblico, ma, benché ricercata, se ne va in giro come se niente fosse, bevendo te e assaggiando pasticcini, mentre la polizia le dà la caccia), Diabolik - Ginko all’attacco è altamente soporifero come il suo predecessore. 

Cosa si salva di Diabolik

Sia chiaro, non tutto è da buttare: le musiche sono coinvolgenti, la scenografia curata e ricca mentre, oltre a Leone e Mastandrea, sempre più padroni dei loro personaggi, Gianniotti si rivela un Diabolik più maligno e con maggiore presenza scenica rispetto a Marinelli. Nel cast di Diabolik - Ginko all’attacco c’è anche Monica Bellucci. 


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