Fiorio: “Vasseur trova una Ferrari super”

«Si gioca tutto su evoluzione e strategie, ma non imponga subito gerarchie ai piloti. Fossi  l’Audi punterei forte su Mattia». «Vasseur in F.1 non ha fatto ancora nulla, si adatterà in fretta ma gli serve la squadra»
Fiorio: “Vasseur trova una Ferrari super”© EPA
Fulvio Solms
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Vista la mala parata, tra la sfiducia del presidente e il deterioramento del rapporto con il pilota di riferimento, il team principal della Ferrari ha ritenuto di dover togliere il disturbo e s’è dimesso. Anno 2022 ma anche 1991, Mattia Binotto come Cesare Fiorio, cui a questo punto ci rivolgiamo contattandolo nella sua quarta vita: dopo essere stato cittadino, montanaro e marinaio, s’è inventato contadino in Puglia nella deliziosa Masseria Camarda a Ceglie Messapica. Quarant’anni di motori con ventuno titoli mondiali tra rally ed endurance comunque restano, così come non si dimentica il quasi-Mondiale di Formula 1 del 1990, seguito al terzo posto del 1989. 

Per la Ferrari la storia si è ripetuta.

«Analogie ce ne sono ma la mia uscita nel 1991 fu molto più complicata: mi fu bloccato l’accordo che avevo sottoscritto con Ayrton Senna, sicché capii che se non potevo scegliere uno dei migliori piloti di sempre, era meglio salutare e andarsene». 
 
La Ferrari aveva bisogno ora di cambiare team principal?

«Io avrei tenuto Binotto, che ho sempre reputato un grande tecnico: la F1-75 è stata, con la Red Bull, la miglior vettura del 2022. Il Mondiale non è arrivato perché è mancata l’affidabilità, per alcune strategie sbagliate e per qualche errore dei piloti». 
 
Quale eredità per il 2023?

«Sono certo che la Ferrari avrà una gran macchina, poi vedremo se riusciranno a evolverla meglio dei rivali». 
 
C’era qualcosa di sbagliato nella visione di Binotto?

«No, era un ottimo ingegnere ma fare il team principal è un altro mestiere. Comunque, se io dovessi entrare in Formula 1 come l’Audi, non me lo farei scappare». 

Vedremo in azione una Scuderia ibrida, con team principal nuov o e macchina firmata dal precedente.

«Ma lì dentro ci sono ingegneri molto capaci, in grado di far crescere la Rossa». 
 
Come s’inserirà Frederic Vasseur?

«Ha un curriculum vincente nelle formule minori ma in Formula 1 non ha fatto ancora nulla, portava avanti il suo business in maniera molto classica, stando molto attento ai soldi. Non è in grado da solo di garantire il Mondiale, ha bisogno della squadra e, in caso di insuccesso, avrà l’alibi di essere appena arrivato. Credo però sia una persona capace e intelligente, in grado di adattarsi rapidamente». 
 
La Ferrari riparte dal secondo posto piloti e costruttori: un successo o una sconfitta?

«Un ottimo risultato, guardando agli anni precedenti: non è banale risalire così dalla bassa classifica. E molto del successo globale della Formula 1 con l’aumento degli ascolti lo si deve proprio al ritorno in alto della Ferrari». 
 
Qual è oggi la prospettiva della Scuderia?

«Vasseur non scende dalla luna e troverà il modo per gestirla al vertice, partendo dall’ottima base di Binotto. Dovrà mettere la squadra nelle condizioni di sviluppare la macchina nel corso della stagione. E permettere di fare le scelte strategiche giuste: non a tavolino o nel garage remoto, parlo proprio delle decisioni cruciali che vanno prese in pista, in pochi istanti. Su quel settore dovrebbe intervenire». 

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Come vanno gestiti i piloti: si corre a una o due punte?

«Leclerc è irresistibile in qualificazione, Sainz un martello in gara: non bisogna stabilire gerarchie in partenza, o almeno io mi auguro non ci siano; poi a metà campionato, con le posizioni stabilizzate, tocca mettere il secondo a supporto di chi è davanti in classifica». 
 
Questo lo si dice immaginando che in fuga ci sia Charles. E in caso contrario?
«Se Sainz fosse davanti con la possibilità di diventare campione del mondo, Leclerc dovrebbe mettersi a disposizione. Sono professionisti e sanno quello che serve alla squadra». 
 
Crede che Leclerc abbia avuto un ruolo nel cambio al vertice della Scuderia?
«Spero proprio di no». 

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