Il drammatico racconto di Lewis Hamilton sulla sua infanzia: "Picchiato dai bulli perché nero"

Il pilota della Mercedes ha raccontato le sue difficoltà da piccolo e i problemi della scorsa stagione, rilanciando: "Mai nessun pilota come me"
Il drammatico racconto di Lewis Hamilton sulla sua infanzia: "Picchiato dai bulli perché nero"© Getty Images
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ROMA - Lewis Hamilton perde il pelo ma non il vizio: il pluricampione di F1 non ha certo perso la consueta spavalderia dopo un 2022 complicato. D'altronde, sette titoli mondiali non possono essere sminuiti da un'unica annata storta, da record in senso negativo: mai, infatti, il nativo di Stevenage aveva concluso una stagione senza nemmeno una vittoria o una pole position. Cosa invece avvenuta nel 2022, a causa dei numerosi problemi della W13, nata da un progetto completamente sbagliato da parte di Mercedes. Ora, dopo una stagione chiusa in crescendo, il 2023 si presenta come la grande possibilità di riscatto, con già un record nel mirino per il britannico: Hamilton potrebbe infatti diventare il primo pilota a vincere dopo aver raggiunto i 300 Gran Premi disputati. Un record a cui dà la caccia insieme ad Alonso, pur partendo con molte più chance di successo dell'asturiano. A proposito di tale prospettiva, Hamilton, ai microfoni di Formula 1 Magazine, ha commentato: "Non c'è mai stato un pilota come me". E, a proposito della scorsa stagione, il britannico ha aggiunto: "Volevamo il riscatto dopo il 2021, era il nostro obiettivo. Ma ad un certo punto ho pensato 'questa macchina non può affatto lottare per il titolo'. Ma dalla scorsa stagione ne siamo usciti più resilienti e determinati"

Hamilton racconta l'infanzia difficile

In un'altra occasione, nel podcast di Jeff Shetty, il campione di Formula 1 ha parlato di temi molto delicati, raccontando la sua infanzia tra razzismo e bullismo: "Già a sei anni ero vittima di bullismo - ha esordito -. Al tempo credo di essere stato uno di tre bambini di colore, e i bulli più grandi continuavano a tormentarmi. E poi altri colpi duri, come il lancio di banane o l'uso della 'n-word' in maniera assolutamente tranquilla". E poi, la mancanza di supporto da parte degli insegnanti: "Anche i maestri mi ripetevano che non sarei mai diventato nessuno, e per alcuni istanti ci avevo anche creduto". Violenze a cui non era mai riuscito a reagire: "Non ne ho mai parlato con i miei genitori. Non volevo che mio papà pensasse che non ero abbastanza forte", ha concluso. 


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