Carlos Sainz esclusivo: "Ferrarista per sempre, il mio non è un addio..."

Il pilota spagnolo parla al Corriere dello Sport-Stadio: "Ci sono ancora gare da vincere quest'anno e non escludo un ritorno a Maranello"
Carlos Sainz esclusivo: "Ferrarista per sempre, il mio non è un addio..."© Getty Images
Fulvio Solms
8 min
Gioia e malinconia separate e insieme, un’energia come una sorta di furore, ecco cosa sentirà da oggi Carlos Sainz nel suo ultimo weekend europeo da ferrarista. Calato domenica il sipario su Monza, la Formula 1 se ne andrà verso le mete ritenute più à la page, per rientrare solo fra otto mesi a Imola. Allora Carlitos guiderà la Williams, e sarà tutta un’altra storia. Di questo e altro abbiamo parlato con lui. 
 
Monza è rimasta alla lotta durissima e onesta negli ultimi giri del GP di un anno fa, che vincesti su Charles Leclerc resistendo fin sul podio. Possiamo aspettarci qualcosa di simile? 
«Siamo pronti a ripeterci e con qualche probabilità di vittoria in più, ma un anno fa esagerammo un po’». 
 
Cambiò qualcosa tra voi? 
«No, scintille ce ne sono due o tre volte a stagione perché siamo entrambi molto competitivi, ma quando capita poi ci troviamo a quattr’occhi, ne parliamo e abbassiamo un po’ il livello di scontro». 
 
In un campionato che non porta ai titoli, quanto è importante per te precedere Charles in classifica? 
«Zero, onestamente. Ho finito di pensarci dopo il GP saltato a Jeddah (fu operato di appendicite e sostituito da Oliver Bearman), non è giusto confrontarmi con una gara in meno. Molto più dei punti mi interessa fare il meglio possibile, podi e se possibile vittorie». 
 
Domenica compi trent’anni: la longevità di Alonso e Hamilton rassicura più di quanto preoccupi l’arrivo dei Piastri e degli Antonelli? 
«Non penso né all’una né all’altra: mi confronto con me stesso, con la mia velocità, l’energia che sento, la voglia di vincere. E aumentano di continuo: ho davanti a me i miei migliori anni, il bello deve arrivare». 
 
Dopo l’Australia ci sono per te altre gare da vincere con la Ferrari? 
«La possibilità c’è ancora! I rivali sono forti, siamo tutti vicini, ci provo. Ma non sempre ti trovi in mano una macchina vincente: è su questo che lavoriamo». 
 
Monza, Baku e Singapore favorevoli alla SF-24: è verità o ci stiamo illudendo? 
«Non siamo più veloci di McLaren, Red Bull e Mercedes, ma credo che saremo più competitivi rispetto agli ultimi GP. Se gli sviluppi funzioneranno potremo giocarcela». 
 
In sintesi, cos’hai imparato nelle quattro squadre con cui hai corso? 
«La Toro Rosso è stata formazione, con errori di cui avevo bisogno per crescere, alla Renault con Hülkenberg ho sofferto ma ho imparato quanto sia importante l’esperienza, alla McLaren ho imparato a essere leader, la Ferrari mi ha insegnato a vincere». 
 
Charles dice spesso che con Fred Vasseur sono migliorati clima e sistema di lavoro. Sei d’accordo? 
«Sì, con lui c’è un ottimo rapporto tra tutti, le responsabilità di ognuno sono chiare. Sta lavorando bene». 
 
La Williams, dove approderai nel 2025, per te che punti a diventare campione del mondo è davvero un obiettivo di carriera? 
«Lo è. In passato ho aiutato un team storico come la McLaren a tornare in alto, e ci sta riuscendo: lo stesso percorso per tornare al top vuole farlo ora la Williams. Ha un progetto serio con forti investimenti, anche se gli obiettivi sono di lungo termine. Io ci credo». 
 
Quindi possiamo escludere che sia un passaggio per approdare alla Mercedes o alla Red Bull? 
«Sì, ho firmato un contratto per 2025 e 2026. Vedermi altrove sarebbe strano o quasi impossibile». 
 
Come velocità e agonisticamente ti senti all’altezza di Hamilton che ti succederà? 
«Sarei arrogante se dicessi di essere più bravo di uno che ha vinto sette Mondiali, ma mi sento anche in grado di battere tutti». 
 
Quando il 23 luglio Mattia Binotto è stato annunciato all’Audi, avevi già deciso di correre per la Williams? 
«Non posso riferirlo, ma appena ho saputo l’ho chiamato e gli ho detto che ero molto contento, perché lui è la persona giusta per portare avanti quel lavoro così complicato». 
 
L’avessi saputo prima, avresti rivalutato la possibilità di passare all’Audi? 
«No, ho soppesato le possibilità che avevo studiando i progetti nei dettagli, a prescindere dalla presenza o meno di una persona. Ciò non toglie che io ritenga Mattia fondamentale per la riuscita dei piani dell’Audi». 
 
Monza è l’ultima gara europea di quest’anno, ciò che renderà il tuo weekend una specie di commiato da tanti tifosi ferraristi: un messaggio per loro? 
«Già da tempo mi aspettano a Maranello per farmi sapere che gli dispiace della mia partenza, e che continueranno a sostenermi anche quando guiderò la Williams. È una cosa splendida e l’unico grazie possibile sarà fare il massimo a Monza, provare a dar loro emozioni da vittoria o da podio, per questi quattro anni in cui mi hanno fatto sentire a casa. Ma non si può dire mai cosa succederà in futuro». 
 
Nel senso che un giorno potresti tornare alla Ferrari? 
«La Formula 1 mi ha insegnato che non si sa mai, ci sono così tanti esempi di piloti che vanno via e poi tornano. Mi mancano ancora anni di Formula 1, e io non escludo nulla. Poi c’è sempre quella cosa che quando lavori a Maranello ti entra dentro e te la porti in altre squadre e per il resto della vita: se sei un pilota Ferrari, sarai ferrarista per sempre». 
 
Cosa ti lascerà la Rossa, e cosa lascerai tu? 
«Parto da me: lascio quattro anni della mia vita in cui ho fatto il massimo per cercare di far crescere la squadra, e credo di esserci riuscito. La Ferrari mi lascia le prime vittorie in Formula 1, l’aver vissuto un’esperienza pazzesca, il ritrovarmi con una cultura sportiva e la percezione di un’energia dai tifosi che non si può spiegare, si sente sottopelle. Non lo dimenticherò mai». 

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