Joker è in città

Esce domani nelle sale italiane l’attesissimo film che ha vinto il Festival di Venezia con uno Joaquin Phoenix da applausi
Joker è in città
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Dopo mesi di clamore mediatico, non ultima la vittoria veneziana, arriva domani, 3 ottobre, nelle sale italiane, Joker di Todd Phillips, la origin story sull’iconico cattivo appartenente all’universo di Batman. Come tutti sanno, il cavaliere oscuro non c’è e Joker non è un cinecomic nei canoni più classici anzi, forse non lo è per niente.

Arthur Fleck (Joaquin Phoenix) vive con la madre e soffre di una malattia mentale che causa improvvise esplosioni di riso non corrispondenti al suo reale stato d’animo. Dopo essere stato dimesso dall’ospedale psichiatrico incontra regolarmente la psicologa dei servizi sociali, prende sette diverse medicine, ma non rinuncia alla speranza di una vita “normale”: vuole diventare un comico, sbarca il lunario come clown. Intanto, Gotham è scossa da tensioni sociali, la politica non riesce a trovare le soluzioni alla risoluzione dei problemi e l’imprenditore Thomas Wayne pensa di candidarsi per la carica di sindaco. Arthur Fleck assorbe la nevrosi, la paura, la violenza e la catalizza in una maschera che diventa un simbolo: Joker.

Il film di Todd Phillips prende così le mosse dal celebre villain della DC Comics e costruisce una storia che, come raramente è accaduto con personaggi tratti dai fumetti, sintetizza la crisi che a tutti i livelli scuote le nazioni occidentali. Debitore verso Martin Scorsese – in alcuni passaggi, Joker ricorda Taxi Driver e Re per una notte – Phillips attualizza e proietta il disagio urbano e l’ansia di notorietà nel futuro di questi nostri tempi malandati. Tutto si concentra nella straordinaria prova di Joaquin Phoenix: il suo Arthur/Joker è costruito intorno all’iconica risata e un fisico teso e tirato, espressione di sofferenza psicologica, ma anche sindone delle violenze subite da una persona fragile, indifesa nei confronti di una società disperata. In Joker la follia divampa a tutti i livelli: perfino Thomas Wayne, solitamente una figura sempre priva di ombre, è rappresentato come una sorta di Trump che ignora gli afflitti, questi ultimi ormai pronti alla ribellione. La cura però è lontana, Bruce Wayne è ancora un bambino, la pazzia domina.


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