Intervista a Herbert Ballerina: «Un bravo ragazzo nella mafia»

L'attore sicuro: «Recitare lontano da Maccio Capatonda non è un problema. Il Napoli? E' la mia grande passione ma in Italia ormai vince solo la Juventus»
Intervista a Herbert Ballerina: «Un bravo ragazzo nella mafia»
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ROMA - «Sto vivendo con una certa ansia questi giorni. Confesso che mi è sorta anche la classica domanda: 'Ma chi me l'ha fatto fare'». Herbert Ballerina è così, esattamente come lo vedete nei suoi film al fianco di Maccio Capatonda. E' un po' ingenuo (lo ammette lui stesso) e questo suo modo di essere traspare chiaramente anche nel personaggio che interpreta in "Quel bravo ragazzo", uno dei film più divertenti usciti nel 2016. Lo abbiamo raggiunto al telefono per farci raccontare le sue emozioni al suo esordio da protagonista in un film e per parlare del suo secondo grande amore, il Napoli. «Per far capire il senso del film basterebbe dire che Hebret Ballerina ha deciso di raccontare la mafia. Ecco, tutti qui. 'Quel bravo ragazzo' è un film surreale senza grandi ambizioni. Fa ridere e tanto, quello lo posso dire. Il personaggio che solitamente interpreto insieme a Maccio Capatonda è stato inserito stavolta in un contesto completamente diverso da lui. Quando mi è venuta questa 'malsana' idea? Dopo 'Italiano medio' la Medusa Film ha pensato che io potessi funzionare in una commedia popolare. Mi hanno convinto in un attimo visto che io questa esperienza volevo farla da tempo e ho accettato con entusiasmo. Il mio personaggio stavolta è meno grotteso del solito e la commedia che portiamo sullo schermo non è la solita come se ne vedono a decine. Abbiamo provato ad esplorare una strada diversa fatta di risate e buonumore, senza dover andare per forza a cercare una morale di fondo. Il mio personaggio richiama un po' gli anni '80 e il Benigni di Johnny Stecchino».

«SONO MALATO DI NAPOLI» - Luigi Luciano (questo il vero nome di Herbert Ballerina) ci ha poi raccontato la sua passione per il calcio: «Sono malato di Napoli da sempre. Purtroppo non riesco ad andare a vedere la squadra di Sarri al San Paolo ma non mi perdo una partita. Se dovessi fare una commedia sul calcio la farei sugli italiani che ormai sono sempre più ai margini, costretti a vedersi le partite da bordo campo. L'addio di Higuain e il suo gol contro di noi? Si sapeva dal giorno dei saluti che avrebbe segnato al Napoli con la maglia della Juve». La chiosa di Luigi è quasi amara, di sicuro non in linea con il suo personaggio: «I campioni che arrivano a Napoli vivono la loro esperienza da noi come una tappa di passaggio nel loro processo di crescita. Mi spiace dirlo ma è così. Insigne? I fischi sono normali se non giochi bene. Purtroppo non è facile per un napoletano scendere in campo al San Paolo. La Juve imprendibile? Lasciamo perdere, si lotterà ancora a lungo per il secondo posto», ha concluso Herbert.

TRAMA - Il vegano Salvo (Enrico Lo Verso) e il sanguigno Vito (Tony Sperandeo) sono i due scagnozzi di Don Costabile (Mario Pupella), boss mafioso che in punto di morte desidera conoscere il figlio mai visto per lasciargli in eredità le tradizioni criminali e gli affari di famiglia prima di passare a miglior vita. La coppia agli antipodi, insieme al fidato Avvocato Greco (Ninni Bruschetta), curatore di lunga data dei conti del boss, si ritrova così a dover preparare il figlio ritrovato Leone (Herbert Ballerina), giovane uomo dai tratti fanciulleschi, per un'importante incontro con gli altri esponenti mafiosi che decreteranno il nuovo Capo dei Capi. Una sfida impossibile da gestire per i tre alle prese con un boss inconsapevole che, nonostante o grazie alla sua ingenuità riesce sempre a tirarsi fuori dalle situazioni più delicate e pericolose.


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