Il caso Pieraccioli e il Tennis scoperto a sessant'anni

La vita e la tristissima fine di Leonardo Pieraccioli, giocatore e allenatore del Montevarchi, scomparso dopo un derby del 1944; e poi un omaggio al tennis e a chi decide di buttarsi in campo in piena terza età
Il caso Pieraccioli e il Tennis scoperto a sessant'anni
Massimo Grilli
5 min

Avevamo conosciuto la fine tragica di Renato Pieraccioli, calciatore e poi allenatore del Montevarchi (a quei tempi in Prima e Seconda Divisione), società che si picca di essere la più antica della Toscana (la sua fondazione risale al 1902), grazie a un mini documentario di qualche anno fa, che voleva essere un interessante assaggio di un progetto più strutturato che non si è mai completato. Arriva ora questo bel libro, scritto con affetto e ricca documentazione dalla nipote di Pieraccioli con suo marito, a lungo allenatore di squadre giovanili, per cercare di capire (ahinoi, invano) cosa effettivamente successe in quel derby del 10 dicembre del 1944 e soprattutto per ricostruire lo spessore umano di Pieraccioli, bravo calciatore (ma anche ginnasta), talentuoso allenatore e padre di due figli, troppo presto diventato vedovo. Ma bisogna partire da quel giorno di dicembre, nel clima acceso di una guerra che stava per finire con tutto il suo carico di rancori solo in attesa di esplodere, che si sommava alla tradizionale e troppo spessa violenta rivalità (ancora ci si ricorda dei tafferugli tra le tifoserie, all’uscita delle fabbriche) tra due cittadine divise da una manciata di chilometri, Montevarchi e San Giovanni Valdarno, che ospitò quella partita. Doveva essere una amichevole per riconciliare gli animi e tendere una mano tra i due popoli, fu invece tutt’altro. Al gol del vantaggio del Montevarchi, che già contribuì a scaldare gli animi in tribuna, si aggiunse un rigore generosamente concesso al San Giovanni e “sfortunatamente” parato. A questo punto successe il finimondo: risse sugli spalti e invasione di campo, con i giocatori costretti a chiudersi negli spogliatoi. Qui si perdono le tracce di Pieraccioli, l’elemento di maggiore spicco di quel Montevarchi, forse fatto uscire da una finestrella solo per finire in una imboscata di teppisti di San Giovanni, poi (ancora forse) picchiato a morte e gettato negli altiforni dell’Italsider. Il corpo non fu mai trovato, e nessuna inchiesta ha mai saputo squarciare il velo di omertà che ha da subito circondato questa tragedia, dovuta probabilmente solo alla rivalità insensata tra due comunità tanto vicine. Del povero Pieraccioli si ricordano le ultime parole, appena entrato negli spogliatoi, “Ragazzi, non lasciatemi solo” e quarant’anni di vita onesta, ricostruita con garbo da chi gli vuole bene, malgrado non abbia fatto in tempo a conoscerlo.
RENATO PIERACCIOLI, un uomo, un padre, uno sportivo; il mistero del derby e la scomparsa di un allenatore; di Marina Pieraccioli e Sauro Barbagli, Aska Edizioni, 144 pagine, 15 euro.

«Per colpire bene una palla, devono andare per il verso giusto molte cose. E poi devi farti trovare pronto, perché non appena la palla ti ritorna, devi rifare tutto da capo». Nelle poche e semplici parole di Kirill, il maestro professionista, in campo con l’autore, c’è tutta la filosofia del tennis, da quello di vertice a quello di noi dilettanti, perché alla fine il segreto è tutto lì, nella capacità di rimandare oltre la rete il maggior numero di palline gialle. Questo libro è il viaggio di Gerald Marzorati, ex capo redattore del “New York Time Magazine” ora in pensione, alla scoperta del tennis, praticato prima solo distrattamente. «Ero intenzionato a diventare un serio tennista amatoriale, anche se non ero esattamente certo di cosa questo significasse. Forse il miglior tennista di sessanta - e passa - anni del mio club nella zona residenziale di Westchester?». La sua odissea sul rettangolo di gioco prevede un gran numero di sconfitte brucianti - perché Marzorati si iscrive ai tornei, anche a quelli “Over” più importanti - tante ore trascorse con i maestri a esercitarsi sul rovescio, la partecipazione a “clinic” più meno utili. Attorno, scorrono immagini preziose, dagli spogliatoi silenziosi del West Side Tennis Club di Forest Hills, con le fotografie in bianco nero dei vecchi campioni («quell’enorme avambraccio sinistro di Rod Laver…») al fracasso di Flushing Meadows, passando con disinvoltura dall’ammirazione per Wawrinka alle pagine di Bassani dedicate alle partite di tennis dei Finzi Contini, dagli articoli di Foster Wallace alle analisi della psicoterapeuta amica, che tiene un blog dal nome “Extreme Western Grip”, come l’impugnatura di Nadal. Il risultato è uno splendido omaggio al tennis e a chi non si rassegna al passare del tempo, perché riuscire a giocare oggi meglio di ieri è un gran risultato, a prescindere dall’età. E bastano magari un rovescio a tutto braccio - anche se finito fuori di un soffio - e un complimento di qualcuno che passa vicino al campo in terra (nel caso fortunato dell’autore, l’ex campione degli Anni Ottanta, Tim Mayotte) per sentirsi finalmente in pace con se stessi.
TARDI SULLA PALLA, di Gerald Marzorati, Add Editore, 288 pagine, 16 euro.


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