Elisa e la vertigine parossistica posizionale: cosa è, quali sono i sintomi, come curarla

"Può essere anche virale: una cosa stranissima, non mi potevo muovere", ha rivelato la cantante. Ecco tutti i dettagli
Elisa e la vertigine parossistica posizionale: cosa è, quali sono i sintomi, come curarla© ANSA
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ROMA - “Le prime 24 ore sembrava di essere al luna park, dopo è andata meglio ma avevo vertigini e nausea. Una cosa stranissima, non mi potevo muovere“. Così la cantante Elisa, costretta a rimandare alcuni concerti perché, come da lei stessa spiegato su Instagram, a causa di un disturbo finora mai diagnosticato, la vertigine parossistica posizionale. Quando si parla di vertigini, entrano solitamente in gioco due organi, l’orecchio e il cervello, dai quali hanno origine diversi tipi di vertigine, riconoscibili solo attraverso visite specialistiche e indagini strumentali per stabilire una diagnosi più specifica. La vertigine, inoltre, può essere di due tipi: periferica o centrale. La prima, come nel caso di Elisa, è causata direttamente da una problematica vestibolare dell’orecchio interno, la più frequente, che prende il nome di vertigine parossistica posizionale benigna (VPPB). Il sospetto della diagnosi però si fonda su due punti caratteristici: la vertigine termina in meno di 1 minuto, mantenendo ferma la testa del paziente, e la comparsa della vertigine con un ritardo di pochi secondi dal movimento della testa.

Vertigine posizionale benigna: le cause

La cause che provocano la tipologia di vertigine di cui soffre la cantante triestina sono legate a un distaccamento di piccoli cristalli di ossalato di calcio, detti otoliti, dall’apparato vestibolare all’interno dell’orecchio. Questi ultimi, a seguito di incidenti, traumi fisici, ma anche familiarità o altre cause, si staccano dalla struttura che li tiene insieme, provocando disturbi anomali che, andando a toccare altri parti dell’orecchio interno, trasmettono al cervello un segnale diverso da un orecchio rispetto all’altro. Ci possono essere anche cause di tipo virali, non determinate con certezza, come accaduto a Elisa, che ha parlato di una sintomatologia che ha colpito non solo lei ma anche alcuni dei suoi collaboratori.

Vertigine posizionale benigna: i fattori di rischio e sintomi

I fattori di rischio più indicativi in tal senso riguardano la postura e abitudini scorrette: spiccano, tra queste, diabete, ipertensione, alimentazione non corretta, farmaci dannosi per l’orecchio (chiamati 'ototossici'). Capitolo sintomatologia: come riconoscere questo tipo di vertigine? Si passa dal disorientamento spaziale fino a sintomi quali perdita di equilibrio, vomito, nausea, nistagmo, cioè movimenti oscillatori degli occhi, disturbi dell’udito, caduta a terra. La durata delle vertigini è variabile, dipende dalla causa, comparendo gradualmente o all'improvviso. Se si verifica frequentemente è consigliata la visita presso uno specialista, due per l'esattezza che lavorano in simbiosi: l’otorinolaringoiatra e il neurologo. Questo perché si valuta lo stato di salute del condotto uditivo esterno e l’analisi del nistagmo per testare i movimenti involontari dei bulbi oculari.

Vertigine posizionale benigna: come curarla

Ma come si cura la vertigine posizionale? La terapia consiste in manovre liberatorie come quella di Hallpike, la più frequente, utile a condurre gli otoliti in un punto dove non possano più nuocere, ristabilendo l’equilibrio della persona. Queste particolari manovre, che devono essere effettuate solamente da specialisti esperti, prevedono un numero di sedute che può variare a seconda della quantità di otoliti sparsi nell’orecchio interno. La guarigione può avvenire molto rapidamente o nel giro di qualche settimana o mese.


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