Moto Guzzi “Garage”: 7 stili per la V7

Con gli accessori originali dedicati alla V7 è possibile creare infiniti stili personalizzati. Oltre alla “Scrambler”, Moto Guzzi ne consiglia altri sei, tutti con un’anima piuttosto marcata
di Federico Porrozzi
2 min

Non solo scrambler. La linea “Garage”, dedicata alla V7 II e caratterizzata da oltre 100 prodotti originali e omologati, attraverso i quali i clienti hanno la possibilità di personalizzare a loro piacimento la naked-classic di Mandello del Lario. La stessa Moto Guzzi propone sette stili già “confezionati” e vicini ai segmenti di gran moda negli ultimi tempi.

I PRIMI 4: TRA FUORISTRADA E CAFE RACER - “Dark Rider” ha un look total black ed è vicina ad ambientazioni notturne e metropolitane: si realizza con in cupolino alluminio nero, fianchetti e parafanghi in alluminio, serbatoio nero e cerchi a raggi.
Ispirata alle moto dell’esercito la “Legend”: scarico alto due in uno, gomme tassellate, portapacchi, sella lunga ma anche serbatoio, fianchetti e parafanghi verde oliva e borsa laterale in cuoio naturale.
“Dapper” è l’anima cafe racer della V7 II  e prende spunto dagli anni Settanta con tabella portanumero, parafanghi e protezioni in alluminio lucidato, semimanubri bassi, sella monoposto e specchietti vintage. Della “Scrambler”, invece, abbiamo già parlato.

ALTRI 3 ALL’EICMA: C’E’ ANCHE LA LADY - Al recente EICMA se ne sono aggiunti altri tre: lo stile “Clubber” per i più sportivi, “Alce” per gli amanti del fuoristrada e “Lady Guzzi” per il pubblico femminile. Quest’ultimo ha serbatoio e parafango verniciati in tonalità elegante, sella ribassata in pelle (come la borsa laterale), bende per i collettori di scarico ma anche specchietti tondi e manubrio cromato più dritto e largo di quello di serie. 

TUTTI DERIVANO DALLA “NONNA” DEL 1966 - L’attuale Moto Guzzi V7 II è la naturale evoluzione della prima, storica versione del 1966. Montava il primo motore bicilindrico a V prodotto in serie dalla Casa di Mandello e la cilindrata era di 700 cc e tra le particolarità c’era la trasmissione finale, ad albero con doppio giunto cardanico. Maneggevole e facile da guidare nonostante la mole e i 230 kg di peso, poteva sprigionare una potenza di 40 Cv. Il prezzo? 725.000 lire. Nettamente più conveniente rispetto alla concorrenza inglese e tedesca dell’epoca.


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