Le difficoltà dei costruttori in Europa

La più grande Casa europea la Volkswagen è in crisi e il suo CEO propone di ridurre i costi con la chiusura di un paio di fabbriche
Le difficoltà dei costruttori in Europa© EPA
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I costruttori europei, tedeschi e francesi, sono in grande difficoltà. Il mercato in Europa è un quinto inferiore al periodo pre pandemico. I prezzi delle auto sono aumentati tre/ quattro volte oltre il tasso di inflazione. Qualche anno fa si comprava una piccola auto con circa dodicimila euro. Oggi ce ne vogliono ventimila e i tassi di interesse dei finanziamenti sono aumentati di molto, così le rate mensili. I costruttori stanno investendo cifre enormi per l’elettrico, ma il mercato non risponde secondo le aspettative. Hanno inanellato una serie di errori strategici, spinti dalla politica incomprensibile di Bruxelles sulla transizione energetica. A questo punto i nodi vengono al pettine e non c’era bisogno di particolari doti per prevederlo, ma una semplice analisi e conoscenza dei comportamenti dei consumatori, dei mercati e più in generale le condizioni economiche del Continente europeo.

La più grande Casa europea la Volkswagen è in crisi e il suo CEO propone come soluzione di riduzione dei costi la chiusura di un paio di fabbriche. Avevamo purtroppo previsto che ciò sarebbe accaduto provocando tensioni e gravi problemi sociali. Mettere la quinta marcia verso l’elettrico senza un piano logico e ben strutturato in accordo tra politica e industria si è rivelato come previsto un clamoroso autogol. La Volkswagen come Gruppo ha una capacità produttiva di 14 milioni di veicoli e lo scorso anno ne ha venduti cinque in meno. La gamma tradizionale endotermica non è stata rinnovata a sufficienza e gli investimenti sono stati dirottati sull’elettrico, caro e senza vera domanda. Hanno snobbato l’ibrido che è il prodotto chiave verso una transizione ecologica sostenibile. Non hanno fatto ragionare i politici di Bruxelles sull’assurdità del 2035 tutto elettrico e sulle penali che dal prossimo anno saranno una pistola puntata contro la tempia dei costruttori. Ora ci si illude che la soluzione sia la semplice riduzione del numero degli addetti. Molte volte ho visto in passato fare lo stesso errore. A parte la feroce opposizione che farà IG Metal, il sindacato dei metalmeccanici tedeschi, e a patto che non sia già troppo tardi, bisognerà cambiare strategia e raccogliere il consenso di tutti compreso la politica e le parti sociali per evitare che si danneggi irreparabilmente l’industria automobilistica europea.


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