Claudio Amendola, solo Stallone mise in crisi papà

A 20 anni da morte Ferruccio, il figlio tra ricordi ed eredità

            
            Claudio Amendola, solo Stallone mise in crisi papà
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(ANSA) - ROMA, 30 AGO - "Oggi sono andato a a fare benzina e il titolare mi ha tenuto 30 minuti a parlare di papà. Tu sei bravissimo, Claudio, mi ha detto, ma Ferruccio è nella memoria di tutti". Cinquantasette anni, quasi quaranta di carriera, due volte figlio d'arte (Ferruccio Amendola e Rita Savagnone), Claudio Amendola, interpellato al telefono dall'ANSA, conferma il grande amore per il padre Ferruccio morto a Roma esattamente vent'anni fa, il 3 settembre 2001. Ferruccio Amendola è stato attore, doppiatore e direttore del doppiaggio. È noto soprattutto per aver prestato la voce a divi di Hollywood come Robert De Niro, Al Pacino, Sylvester Stallone, Dustin Hoffman in alcune significative interpretazioni. Ha lavorato per il cinema e la televisione. "Aver avuto un padre come lui fa sì che posso rivederlo spesso e come doppiatore posso risentirlo. Un suo film lo becchi sempre a occhi chiusi, non c'è verso, anche se cambiava timbro per ogni ruolo, era un perfezionista, uno stakanovista", dice l'attore e regista romano. Durante la sua carriera Ferruccio, deceduto a 72 anni, ha recitato a fianco dei più grandi attori del nostro panorama cinematografico. Ma è stata la sua voce a renderlo un personaggio. E' diventato il re dei doppiatori. Poi ci sono stati alcuni spot pubblicitari e "quelli che un tempo chiamavano sceneggiati" come "Storie d'amore e d'amicizia", "Quei trentasei gradini" , "Little Roma" e "Pronto Soccorso", tutti grandi successi. Ci sono film o o attori che ha doppiato suo padre che lei preferisce? "L'attore preferito di papà - risponde Claudio - era Robert De Niro, per me forse il film è C'era una volta in America, con battute che per molti di noi sono intramontabili. Poi De Niro lo ha anche ringraziato pubblicamente. Comunque lui è stato sempre un passo indietro, faceva parte della vecchia scuola di doppiatori che non cercavano clamore ma solo di fare bene il loro mestiere. Poi ci sono, certo, Al Pacino, Hoffman, Tomas Milian. Una volta ha avuto difficoltà con Stallone in Rocky 3 quando doveva parlare con la mandibola tutta storta, non era affatto facile capirlo e rifarlo, ma è venuto fuori un lavoro eccellente". (ANSA).

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