PARIGI - In 403 meno uno, Jannik Sinner, che tiferà dal divano. Italianissima sfida al resto del mondo con la presenza in tutti gli sport individuali. Se qualcuno vuole vincere, deve fare i conti con noi. Possiamo essere più di 80, come nell’atletica, o soltanto uno, come nel surf e nel badminton. Ma ci siamo, ovunque, anche nella debuttante breakdance, che fa storcere il naso ai puristi dei cinque cerchi ma è un altro passo verso l’apertura al mondo che cambia. Lo chiamano progresso. L’Italia dello sport viene dalle 40 medaglie di Tokyo, traguardo mai centrato prima, e ai Giochi di Parigi punta a fare meglio. Le proiezioni ci avvicinano a quota 50, con una dozzina di ori che sarebbe un’altra cosa mai vista. Forse stiamo esagerando, ma passata l’ubriacatura della cerimonia di apertura lungo la Senna, nei prossimi 15 giorni capiremo di che pasta siamo fatti.
L'Olimpiade della parità di genere
Si torna in Europa 12 anni dopo l’edizione di Londra e si torna all’anno pari dopo il 2021 di Tokyo, posticipo causa Covid. Bisogna approfittarne, perché poi sarà Los Angeles 2028, Brisbane 2032 e l’idea del 2036 è l’India. Tre anni fa fu un’Olimpiade tremendamente ingiusta, con atleti che avevano potuto allenarsi e altri no a causa delle restrizioni.
Il primo passo della riapertura al mondo che si celebra da oggi a Parigi, non a caso la città più visitata del mondo, in questi giorni blindata ma piena del meglio che lo sport può offrire. Sarà l’Olimpiade della parità di genere: 10.500 atleti presenti, 5.250 uomini e altrettante donne. 100 anni fa, Parigi 1924, le donne erano 135 su 3089 atleti totali. Allora, come oggi, la Russia non c’era.
L'Italia può ripetersi?
C’è molta, moltissima Italia in questo “meglio”, al punto che – contrariamente al passato – diventa difficile individuare un singolo forziere azzurro. Tre anni fa siamo caduti dalla sedia con il boom dell’atletica: Jacobs e Tamberi d’oro nel giro di 11 minuti, più altre tre vittorie. Poi le sette medaglie del nuoto e tanto altro. L’atletica può ripetersi? Sì, magari non con cinque ori ma le medaglie potrebbero essere anche di più, come ha tenuto a ribadire ieri il presidente Mei. Il nuoto resta una garanzia ma questa volta possiamo aggiungere il ritorno della scherma, il salto di qualità del tennis per niente Sinner-dipendente, l’ambizione delle quattro squadre presenti (pallavolo e pallanuoto), poche ma buone e tutte in grado di piazzarsi in zona medaglia. Tante frecce al nostro arco, poi come sempre qualcuno andrà peggio del previsto, qualcuno meglio. L’importante è che alla fine i conti tornino.
Azzurri tutti uniti
Una vittoria però è già agli atti: questa è proprio una bella rappresentativa, ragazzi bravi, ambiziosi, integrati tra loro, italiani di prima o seconda generazione, praticamente alla pari tra uomini e donne, 208 contro 194 per quanto possano contare i numeri. È la sostanza che piace, non può essere un caso se il presidente Mattarella ha scelto di passare tre giorni a Parigi per seguire i nostri ragazzi. Quella dello sport è l’Italia più bella, che vinca o perda. C’è di tutto: atleti giovanissimi (D’Ambrosio, nuotatore, 17 anni compiuti a febbraio, o Manila Esposito, ginnasta, classe 2006), Arianna Errigo mamma portabandiera, azzurri dell’ultima ora come il triplista Diaz. La magia dei Giochi farà il resto, per due settimane ci sarà gloria per tutti senza distinzione di sport: l’oro olimpico è trasversale.
Tregua olimpica
Le storture del mondo restano, inutile essere ipocriti: una vera tregua olimpica non è mai stata sul piatto. Tifare per gli atleti ucraini verrà quindi quasi naturale, così come dispiacersi sportivamente per l’assenza di russi e bielorussi (una trentina in tutto qui a Parigi, niente di più) senza necessariamente essere tacciati di putinismo. La realtà è che l’Olimpiade non cancella niente, non l’ha mai fatto. Ma, questo sì, per 15 giorni ti fa vedere il mondo sotto un’altra, meravigliosa, prospettiva.