A Parigi arriva Marcell Jacobs e a Casa Italia raddoppiano le presenze. Anzi, triplicano. Tutti gli occhi e i microfoni sono per lui, il campione olimpico in carica dei 100 metri e della staffetta. La pressione Marcell la sente ma tira fuori il petto perché, ammette: "Nessuno mi ha regalato niente, i miei ori li ho meritati". E, allora, eccoci qui: un'Olimpiade profondamente diversa da Tokyo ("l'atmosfera è bellissima e lo stadio pieno conterà qualcosa") e un Jacobs profondamente diverso: "Per gli altri, io sono cambiato sì, ma sempre rimasto me stesso". Un family man come dice il suo allenatore? "Quando dicono che molti atleti sono un po' stronzi è vero, io non sono così, non lo sono proprio. Mi piace portare un po' della mia italianità e fare gruppo. Poi, in pista, tutti seri". Con quale obiettivo? "Prometto tutto e non prometto niente, Ma non posso dire che non sono qui solo per vivere il villaggio. O meglio, anche per quello, ma io sono qui per vincere. Per questo anno avevo tre obiettivi: essere in salute, e lo sono. Vincere gli Europei e poi le Olimpiadi, tocchiamo ferro... Ma in questi primi giorni al villaggio ho vibrazioni positive".
Jacobs e l'orecchino speciale
Talmente tanto che si concede a tutti, fa foto, racconta di come al villaggio tutti gli chiedano foto e selfie ma, in fondo, "Ci sta. Anche i se incontrassi LeBrron James gliela chiederei subito". Ride Jacobs e ridono tutti. Brilla Marcell, in attesa di quello che sarà tra qualche giorno. E brilla soprattutto l'orecchino al lobo sinistro. Un fulmine. Un caso? Impossibile.