In questo mondo di eroi nessuno vuole essere Robin. Eppure, in ogni storia che si rispetti, non esiste lieto fine per un protagonista senza il supporto di aiutanti in grado di condividere il peso di certe responsabilità. Benedetto staff, la forza di ogni capo allenatore. Non è un caso che, accettando la panchina azzurra, Velasco abbia preteso al proprio fianco il meglio della Serie A1: il tecnico di Novara, Bernardi, quello di Scandicci, Barbolini, e poi Gaspari che però Milano non ha liberato. "Volevo che alle Olimpiadi con noi ci fosse tutto il movimento".
Il trionfo e il compleanno
Quella di ieri è stata anche la vittoria di Bernardi, l’ex schiacciatore eletto dalla Fivb miglior giocatore del Novecento insieme a Kiraly, il ct delle americane. Anche “Lollo”, come Julio, aveva un conto in sospeso coi Giochi dopo i quarti di Barcellona 1992 e la finale persa ad Atlanta 1996. Ieri ha chiuso il cerchio, proprio nel giorno del 56° compleanno: l’oro insieme al maestro, da assistente tecnico dopo aver vinto a Novara il primo titolo europeo da allenatore, la Challenge Cup. "È senza dubbio il compleanno più bello della mia vita - ha ammesso - Dopo la semifinale, la finale di Atlanta ha rimuginato molto nel mio stomaco. Giocai con una frattura, ecco perché il mio pensiero va a Degradi e Bonifacio che non sono con noi per infortunio".
La pace con il destino e l'abbraccio con Velasco
Non c’è senso di rivalsa nelle parole di Bernardi, un uomo che ha fatto pace con le proprie cicatrici: "Ho vissuto da giocatore tutte le più belle emozioni che questo sport potesse regalarmi, io e i miei compagni non abbiamo mai avuto niente da recriminarci. Certamente però questa favola sembra scritta da qualcuno che se ne intende". Il destino ha risarcito anche Giani, altro pilastro di quella generazione di fenomeni, ct della Francia olimpionica al maschile. Velasco e Bernardi si sono cercati con lo sguardo e poi abbracciati nel momento in cui è caduta l’ultima palla. “Mister secolo” ha poi preso in mano il cellulare, iniziando a riprendere ogni scena della festa: la gioia sfrenata di Orro, lo scambio di medaglie tra Danesi e Sylla, il gruppo che lanciava in aria De Gennaro, gli occhi rossi di Barbolini, "il vero fenomeno dello staff" a detta sua. "L’atmosfera era magica, non ho resistito" ha scherzato.
I consigli giusti
"Le ragazze sono state fantastiche - ha proseguito - io mi sono limitato a dare consigli e a studiare le avversarie. Non so cosa si fosse inceppato negli anni scorsi, io ho vissuto una squadra straordinaria entrata nella leggenda dello sport mondiale vincendo sempre 3-0, nella quale una campionessa come Egonu ha capito di doversi mettere lei a disposizione della squadra e non viceversa". Quel che resta di questa avventura è scolpito nel metallo più prezioso. E in un insegnamento che gli è rimasto nel cuore: "Julio mi ha sempre detto di credere nei sogni, sono felice di aver realizzato quello più bello al suo fianco". E giù lacrime. Escono dagli occhi, ma soprattutto dall’anima.